Il 10 dicembre ricorre il 72° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, un documento sui diritti individuali, firmato a Parigi il 10 dicembre 1948, la cui redazione fu promossa dalle Nazioni Unite, perché avesse applicazione in tutti gli stati membri.
La ricorrenza di questo anno è molto particolare, perché siamo nel bel mezzo di una pandemia che sta destabilizzando conquiste economiche e sociali, con scenari molto incerti nel prossimo futuro e che vede gli Stati firmatari costretti bene o male a ridurre le libertà personali per contenere la diffusione del Coronavirus. Molte sono le limitazioni che abbiamo conosciuto: agli spostamenti, alla libertà di viaggiare, di incontrarsi, di accedere a servizi, di visitare i propri cari anziani, di assistere coloro che stanno morendo, di pregare con i congiunti malati, di praticare un funerale, crematura anziché sepoltura (nella prima ondata in primavera).
Le conseguenze non sono soltanto sulle libertà personali, ma anche economiche e sociali. Perfino gli obiettivi di sviluppo promossi dall’ONU risentono della situazione attuale.
Dopo la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo ci sono state altre due tappe miliari nel processo evolutivo dell’Umanità, la Dichiarazione del Millennio e l’Agenda 2030.
Nel 2000 nella Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite sono stati individuati gli obiettivi generali delle politiche di cooperazione allo sviluppo: i Millennium Development Goals (MDGs), gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio nei primi 15 anni del XXI secolo. Si tratta di 8 obiettivi che 191 Stati, membri dell‘ONU, si sono impegnati a raggiungere entro il 2015 attraverso un impegno reciproco a fare ciò che è necessario per costruire un mondo più sicuro, più prospero e più equo per tutti. Solo quando questi obiettivi saranno raggiunti il processo di sviluppo potrà coinvolgere tutta la popolazione mondiale.
Qual è stato il bilancio a consuntivo di questo sforzo internazionale nei primi 15 anni del XXI secolo? Si riporta la premessa di un documento ufficiale.
«Il bilancio degli Obiettivi di sviluppo del Millennio (MDGs)
Il rapporto delle Nazioni Unite 2015 sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio
Il rapporto 2015 sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio costituisce di fatto un bilancio degli sforzi di miglioramento della condizione umana a livello mondiale lanciati nel 2000 nel Vertice del Millennio delle Nazioni Unite.
Il rapporto è stato redatto, sotto la direzione del Dipartimento degli affari economici e sociali del Segretariato delle Nazioni Unite, dall’apposito Gruppo interagenzie e di esperti, nel quale è confluito il lavoro delle organizzazioni internazionali incaricate di redigere una o più serie di indicatori statistici considerati appropriati per il monitoraggio degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, nonché di importanti personalità del mondo statistico e di consiglieri esterni.
Il rapporto ricorda come gli otto Obiettivi di sviluppo del Millennio usciti dal Vertice ONU del 2000 abbiano costituito la cornice fondamentale per le attività volte allo sviluppo mondiale nei 15 anni trascorsi, al culmine dei quali si può esprimere soddisfazione per i risultati ottenuti: la vita di milioni di persone è stata salvata e la condizione di molte altre è migliorata, dimostrando come persino i paesi più poveri siano suscettibili di progressi assai forti e senza precedenti in presenza di interventi mirati, volontà politica adeguata e sufficienti risorse.
Non viene peraltro sottaciuto che vi sono stati risultati disomogenei e carenze in molti settori, il che costituisce il compito del prossimo periodo per le politiche di sviluppo.»
[Fonte, documento completo scaricabile: Senato della Repubblica]
Come si può vedere da questo rapporto, che analizza una finestra temporale di soli 15 anni, molto piccola, se paragonato alla storia della civiltà umana, il cammino verso una prosperità globale è molto lungo e tortuoso. Esso è fatto di tappe, successi ed insuccessi, crisi e vittorie. Capita di non trovarsi d’accordo per una semplice riunione di condominio, figuriamoci quando ci si ritrova per questioni allargate che coinvolgono tutte le nazioni! L’aspetto positivo è che la modalità di discutere insieme si sta consolidando nel tempo, la consapevolezza di superare le grandi sfide mondiali solo attraverso la cooperazione e l’applicazione di norme internazionali si consolida ogni giorno che passa.
Scaduto il primo quindicennio del nuovo Millennio era d’obbligo fare una valutazione sul passato e gettare le basi per un nuovo piano di azione per i successivi 15 anni, fino al 2030. Si arriva pertanto all’accordo di Parigi nel 2015 con la firma dell’Agenda 2030, con i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile.
L’Agenda con i suoi obiettivi di sviluppo sostenibile che passano da 8 a 17 è frutto di un accordo per affrontare la crisi climatica. Finalmente si è compreso che il problema dei cambiamenti climatici non si risolve con una sola riduzione delle emissioni dovute alle attività umane, ma affrontando e vincendo tutte le sfide globali, perché sono tutte legate l’una all’altra. È un approccio sistemico, multidisciplinare ed interdisciplinare. L’Agenda è una mappa concettuale ed è facile vedere le interconnessioni fra i vari obiettivi. Ci ritroviamo la salvaguardia dei diritti, la necessità di garantire i bisogni di base a tutti i cittadini del mondo, ovvero l’istruzione, la salute, le pari opportunità, un ambiente pulito, una casa, una quantità sufficiente di alimenti e acqua. Ma finalmente compaiono per la prima volta anche altri diritti universali. Per esempio l’obiettivo 7 segna il diritto all’energia, prodotta da fonti rinnovabili, per garantire ad ogni abitante della Terra una vita dignitosa ed accettabile. Senza energia non si può vivere, crescere o evolversi. Come pure l’obiettivo 16 promuove il diritto alla pace ed alla giustizia. Se un giorno sarà riconosciuta la pace come diritto universale le Nazioni non potranno più dichiarare guerra. Altra pietra miliare da raggiungere.
La pandemia sta accelerando un processo di cambiamenti e trasformazioni, è prematuro tirare conclusioni, affermare se il piano di azione dell’Agenda 2030 subirà un arresto, oppure se il conseguimento di certi obiettivi procederà comunque. Finora è mancato un coordinamento delle nazione del mondo su come affrontare questa epidemia. Ogni nazione agisce come meglio crede, ognuna con le proprie modalità e prescrizioni. Se in un luogo le restrizioni si allentano il virus riparte e si diffonde nuovamente. Occorrerebbe invece una maggiore collaborazione per uscire da questa crisi sanitaria, economica e sociale tutti insieme. La corsa ai vaccini ognuno per proprio conto lascia un po’ sconcertati. Per non parlare dell’informazione che sono circolate, è stato detto tutto ed il contrario di tutto su questo virus, sui farmaci e sui vaccini, creando una grande confusione nella popolazione. Si sente la mancanza di un’istituzione internazionale di scienza che sia etica, autorevole, al di sopra delle parti.
L’UE ha risposto con un’accelerazione nel programma di un’economia sostenibile per una decarbonizzazione del continente entro il 2050. Sembrerebbe una decisa svolta verso la green economy, ed è un fatto estremamente positivo ed insperato fino a poco tempo fa. Ma gli effetti della pandemia potrebbero innescare altri processi, per esempio un crollo del sistema, se questa situazione di emergenza dovesse protrarsi per molto tempo o se la gestione non fosse adeguata alla gravità, alla giustizia, all’etica, alla saggezza. Le priorità in tal caso diventerebbe altre, ovvero come sopravvivere, come costruire un nuovo sistema.
È importante leggere la storia come un processo fatto di tante tappe ed eventi, tutti legati uno all’altro, da non studiare isolatamente, cercando di individuare il senso, una direzione per un’evoluzione positiva sia a livello individuale che collettivo.
A questo proposito ci sono di aiuto ed incoraggiamento gli scritti di Shoghi Effendi, Custode della fede bahá’í dal 1921 al 1957, che illustrano un’importante chiave di lettura della storia.
«L’unificazione dell’intera umanità è il contrassegno dello stadio che la società umana sta ora per raggiungere. L’unità familiare, l’unità della tribù, della città-stato e della nazione sono state l’una dopo l’altra tentate e pienamente conseguite. L’unità del mondo è la meta per la quale questa umanità afflitta sta lottando. Il periodo della fondazione delle nazioni è ormai terminato e sta giungendo al suo culmine l’anarchia inerente alle sovranità nazionali. Questo mondo in crescita verso la maturità deve abbandonare un tale feticcio, riconoscere l’unicità e l’organicità delle relazioni umane e instaurare una volta per sempre il meccanismo che meglio potrà incarnare tale fondamentale principio della sua vita.»
[Shoghi Effendi, Custode della Fede Bahá’í, Terra Santa, 1936.]
In un altro passo viene suggerita un’Agenda di lavoro per il Terzo Millennio, con gli obiettivi, gli scenari, le conquiste istituzionali e giuridiche, una splendida visione di un’Umanità che finalmente raggiunge la maturità, il proprio riconoscimento politico e giuridico, che concretizza permanentemente e armoniosamente la salvaguardia dei diritti universali dell’uomo e dei popoli di tutto il mondo.
«L’unità della razza umana, così come è stata prevista da Bahá’u’lláh, implica la creazione di una Federazione mondiale entro la quale tutte le nazioni, le razze, i credi e le classi siano uniti intimamente e nel quale l’autonomia degli Stati federati e la libertà personale e l’iniziativa degli individui che li compongono siano definitivamente e completamente garantite.
Questa Federazione, per quello che si può concepire, consiste in un corpo legislativo mondiale i cui membri, quali fiduciari dell’Umanità intera, dovranno controllare tutte le risorse delle nazioni componenti, e promulgare le leggi necessarie per regolare la vita e le relazioni e soddisfare i bisogni di tutte le razze e di tutti i popoli.
Un organo esecutivo mondiale, spalleggiato da un’armata internazionale, porterà a compimento decisioni ed applicherà le leggi promulgate da detta assemblea legislativa mondiale, garantendo l’unità organica dell’intera Federazione.
Un tribunale mondiale giudicherà e pronuncerà i suoi verdetti finali e vincolanti per tutte le dispute che possano sorgere fra i vari elementi costituenti tale sistema universale.
Sarà creato un meccanismo per regolare le comunicazioni internazionali dell’intero pianeta, senza limitazioni o restrizioni nazionali, e funzionante con rapidità sorprendente e regolarità perfetta.
Una metropoli mondiale agirà da centro nervoso nella civiltà del mondo, da fulcro verso cui convergeranno le forze unificatrici della vita e da cui irradierà una influenza energizzante.
Una lingua mondiale, creata o scelta fra gli idiomi esistenti, sarà insegnata in tutte le scuole delle nazioni confederate, quale ausiliaria della lingua madre.
Una scrittura mondiale, una letteratura mondiale, un sistema uniforme ed universale di valuta, di pesi e di misure, semplificheranno e faciliteranno gli scambi ed i traffici tra le nazioni e le razze umane.
In una tale società mondiale la scienza e la religione, le due forze più potenti della vita umana, saranno riconciliate, e cooperando, si svilupperanno armoniosamente.
Con questo sistema, la stampa, nel dare completa espressione alle differenti vedute e convinzioni dell’umanità, cesserà di essere loscamente manipolata da interessi speciali, siano essi privati o pubblici, e sarà liberata dall’influenza dei governi e dei popoli contendenti.
Le risorse economiche del mondo saranno organizzate e le fonti di materie prime saranno sfruttate e pienamente utilizzate; i mercati saranno coordinati e sviluppati e la distribuzione dei prodotti regolata con equità e giustizia.
Cesseranno le rivalità nazionali, gli odi e gli intrighi; le animosità razziali ed i pregiudizi saranno sostituiti dall’amicizia, dalla comprensione e dalla cooperazione tra le razze. Le cause delle lotte religiose saranno rimosse permanentemente, le barriere e le restrizioni economiche saranno completamente abolite e le disordinate differenze di classe annullate.
L’indigenza da una parte e l’enorme accumulo di beni dall’altra scompariranno. Le immense energie, siano esse economiche o politiche che si sono sperperate e sprecate nelle guerre, saranno consacrate a scopi utili, quali: l’incremento delle invenzioni e degli sviluppi tecnici, l’aumento della produttività dell’uomo; l’eliminazione delle malattie; l’ampliamento delle ricerche scientifiche; il miglioramento delle condizioni generali della salute; l’aguzzamento e l’affinamento della mente umana; lo sfruttamento delle risorse del pianeta in disuso o ignorate; il prolungamento della vita umana e la promozione di qualsiasi altro mezzo o ente che possa stimolare la vita intellettuale, morale o spirituale dell’intera razza umana.
Un sistema federale mondiale che governi tutta la terra, esercitando una autorità incontestabile sulle sue inconcepibilmente vaste risorse, fondendo ed incorporando gli ideali dell’Oriente e dell’Occidente, liberati dalla piaga e dalla sofferenza della guerra e tesi allo sfruttamento di tutte le fonti di energia esistenti sulla superficie del pianeta; un sistema nel quale la Forza si faccia serva della Giustizia, la cui esistenza sia sostenuta dal riconoscimento universale di un solo Dio e dalla sua sottomissione ad una Rivelazione unica e comune: questa è la meta verso la quale l’umanità avanza, sotto l’impulso della forza unificatrice della vita».
[Shoghi Effendi, Haifa, Palestina, 11 marzo 1936, Custode della Fede Bahá’í]
E’ una visione che spazia molto lontano, i tempi per il conseguimento di una pace mondiale permanente sono nelle mani nell’uomo. Forse dovranno passare dei secoli prima di arrivare a questo luminoso traguardo. L’importante è sapere che siamo in cammino e che ognuno faccia la propria parte, il proprio dovere e che agisca cercando di promuovere il benessere di tutta l’Umanità.