Giuseppe Robiati, ingegnere, divulgatore
Non possiamo dimenticare il tempo in cui viviamo. Questo è un momento speciale in cui nessuno avrebbe potuto immaginare quali cambiamenti COVID19 avrebbe portato nella vita quotidiana delle persone, nelle attività commerciali e nelle interazioni sociali e non sappiamo per quanto tempo dovremo convivere con tale situazione. Ma questo evento ci offre una grande opportunità per ridefinire il nostro modo di vivere individualmente e collettivamente.
Pertanto, la necessità di fermarsi a riflettere su questo tempo storico è fondamentale se vogliamo essere partecipi della formazione del futuro.
Negli ultimi 100 anni ci sono stati eventi che avrebbero dovuto farci riflettere: due guerre mondiali, diverse crisi finanziarie globali che hanno colpito l’intero sistema economico mondiale, un’enorme migrazione di milioni di poveri in molte parti del mondo, guerre razziali, attacchi terroristici ovunque, cambiamenti climatici e inquinamento dell’ambiente a velocità incredibile, aumento degli estremi della ricchezza e della povertà a un livello non accettabile, concentrazione della ricchezza del pianeta nelle mani di una minoranza della popolazione , incremento della povertà ovunque, l’insorgenza di conflitti, sia etnici che religiosi in molte nazioni del mondo, che colpiscono bambini, donne e popolazioni innocenti, l’escalation della corruzione e della sete di potere, la crescente disuguaglianza tra uomini e donne in diversi campi come l’economia, l’ambiente, l’occupazione, la
salute e l’aumento di ideologie come i nazionalismi, i sovranismi e così via.
Come umanità, non abbiamo riflettuto su queste crisi e sulle conseguenze di queste crisi, e ora un piccolo virus invisibile ci sta insegnando che la struttura della società in generale non è adeguata a risolvere i problemi globali con più di 200 politiche nazionali in funzione. Oggi ci sono circa 200 nazioni nel mondo e ognuna di esse agisce in modo indipendente dalle altre, mentre il virus è un virus internazionale e non guarda ai confini geografici, non guarda al colore della pelle, al sesso, alla religione, alla ricchezza o alla povertà, ai diversi sistemi politici, proprio perché si muove rapidamente, senza passaporto, su tutto il pianeta e ha dimostrato all’umanità di essere in grado di
attaccare le persone e le strutture a qualsiasi livello e ovunque.
Pertanto, ci trova impreparati sia a livello individuale sia a livello strutturale e istituzionale su cui oggi si basa la società. E questa nostra società non ha imparato fino ad ora ciò che è importante, molto importante, e cioè l’assoluta necessità di sviluppare un sistema strutturale mondiale con leggi mondiali, dirigenti mondiali, sistema economico mondiale e istituzioni mondiali. Oggi noi paghiamo pesantemente la nostra scarsa capacità di farvi fronte. Spero che i governi, le istituzioni, gli abitanti del pianeta stiano imparando che questo è il momento di cominciare a muoversi verso un NUOVO SISTEMA STRUTTURALE MONDIALE. Quindi dobbiamo ripensare che la nostra
società sarà al sicuro, solo se l’intero pianeta sarà al sicuro. L’Italia non è quindi estranea né sono estranei i suoi abitanti a questa totale impreparazione. Il sistema politico italiano è estremamente delicato e spesso isolato mentre la riflessione porta a cercare integrazione. Sono disposti gli italiani a essere parte di una riflessione per muoversi verso un sistema e una struttura mondiale? L’Italia dal punto di vista industriale è certamente una potenza mondiale, vista la sua capacità imprenditoriale di essere presente nei mercati mondiali della moda, della meccanica, delle costruzioni, della ricerca, della tecnologia, del cibo , della bellezza, dell’arte e può veramente essere un energico
contribuente ad un nuovo tipo di società. Ma la pandemia ha dimostrato che nessun paese, inclusa l’Italia, può risolvere i problemi da solo, problemi non solo relativi alla guerra al corona virus, ma anche quelli relativi alla sanità in generale, all’economia, alle politiche del lavoro, al tema della centralità dei diritti umani, all’emigrazione di massa dai paesi più poveri verso quelli considerati più ricchi, alle risorse ecc. Soltanto una vera unità con il passaggio delle sovranità nazionali ad un governo transnazionale, prima europeo e poi mondiale, può permettere ai sistemi nazionali di non
morire, come in effetti sta succedendo.
Ma la domanda che emerge quindi da tutte le parti è: ce la faremo? e se sì, come?
La risposta è sì: sì, ma con alcune condizioni:
Prima condizione: Il nuovo scenario del dramma pandemico che ci è caduto addosso è la migliore opportunità, per il nostro sistema capitalista, liberale e orientato al profitto, di essere messo in discussione e rivisitato.
Seconda condizione: il nostro stile di vita, liberale, estremamente capitalista, pesantemente materialista, si basa e si orienta solo verso il consumo e il profitto, verso il godimento e la rivendicazione del diritto di indulgere ai nostri bassi impulsi e alle nostre passioni, dovrà essere necessariamente ed obbligatoriamente rivisto.
Terza condizione: siamo pronti, come società, a cambiare il nostro modo di vivere degli ultimi 100 anni? Siamo disposti a cedere un po’ di sovranità nazionale in quei settori dove solo l’unità delle nazioni ha possibilità di successo per avere un futuro migliore? Se sì, possiamo accettare che dobbiamo lavorare sodo per cambiarlo? E anche, siamo pronti ad accettare che potremmo non vedere pienamente i risultati di questa trasformazione? Ed ancora, come individui siamo disposti a cambiare il nostro pensiero esclusivo, razzista, nazionalista, individualista, egocentrico in un pensiero nuovo, fresco, innovativo e inclusivo che “siamo tutti fiori dello stesso giardino?”
Come possiamo pensare che un sistema politico, economico e sociale così deteriorato e diviso, spinto al punto di poter distruggere il pianeta stesso, lo stesso pianeta che abitiamo e utilizziamo, sia in grado di affrontare le sfide di un “mondo de facto globalizzato”, senza barriere, confini, colori, dotato di tecnologie e informazioni inimmaginabili fino a pochi anni fa?
Tutta la scena è pronta per il GRANDE SALTO: ovvero il riconoscimento che l’umanità è un organismo vivente unico, composto da elementi talmente interdipendenti che il benessere dell’uno influisce sull’insieme, e che la salute e la ricchezza dell’insieme dipendono dall’interazione tra gli individui.
Dobbiamo acquisire la consapevolezza della nostra natura essenziale, che non è fatta solo di un corpo fisico, ma anche e soprattutto di intelligenza, di qualità interiori, di gemme di valore inestimabile, di capacità, di servizio reciproco e di rispetto. Queste qualità interiori, queste virtù spirituali, devono essere tratte da noi stessi e offerte umilmente alla società in generale. Tutti noi sappiamo quali sono queste gemme di inestimabile valore: amore, umiltà, generosità, amicizia, interesse per la comunità e non solo per noi stessi, servizio agli altri, bellezza, accettazione della diversità in tutti gli aspetti della vita come il genere, la razza, la nazionalità, la cultura, la religione, il livello sociale.
Ma abbiamo anche bisogno di un ordine sociale basato sull’equità e sulla giustizia, senza il quale non è possibile una vera unità. Nessun futuro può essere immaginato senza mettere le donne e gli uomini, e in generale gli esseri umani e le loro paritetiche opportunità, al centro del quadro, centro che oggi ha come focus il godimento personale egoistico, il culto del nazionalismo, l’accumulazione di beni e ricchezze nelle mani di pochissimi e il profitto come scopo societario dello sviluppo. I nuovi valori di questa Era sono proprio l’educazione universale, la pari dignità, i diritti umani, le opportunità e la protezione di ogni essere umano indipendentemente dal colore della sua pelle, dal genere, dalla religione o nazione di appartenenza. Infine abbiamo bisogno di un
sistema di governo mondiale che capitalizzi i diversi patrimoni culturali, storici, politici, artistici ed etnici che rendono il nostro pianeta un giardino rigoglioso e attraente per la varietà con cui è arricchito.
Tenuto conto però che molti non riescono ancora ad accettare quanto anzidetto, dobbiamo renderci conto che l’uomo, da solo, non può fare il salto di qualità, perché il futuro è immensamente più grande dei nostri pensieri e delle nostre miserie. E questo si rende evidente nei momenti di difficoltà come quello dell’attuale pandemia. È necessario appoggiarsi a menti illuminate, ad alte ispirazioni, a energie interiori. Ecco perché, nello scorso Ottocento, un Nobiluomo con il titolo di Bahá’u’lláh è venuto a darci visione, strumenti e speranza per realizzare questi obiettivi. Il vessillo del Suo Pensiero è “la terra non è che un solo paese e l’umanità i suoi cittadini”. In prima battuta, questa
citazione appare proprio come una bella frase. Ma noi dobbiamo cercare la profondità del suo significato interiore.
Il significato della prima parte della citazione è facilmente comprensibile: il pianeta sta lentamente diventando una casa comune in cui gli abitanti sono liberi di spostarsi da una stanza all’altra senza chiedere il visto o presentare il passaporto, di cambiare lingua, di cambiare valuta e così via. Ma la seconda parte è quella pregnante e non risulta ancora chiara alla maggior parte degli esseri umani che vivono oggi sul pianeta. Bahá’u’lláh introduce, infatti, il tema della cittadinanza che attualmente è un argomento conflittuale. Oggi il passaporto è un documento fondamentale. Anche in Italia come in altri Paesi il tema della cittadinanza è peculiare ed in discussione nei parlamenti. Io sono italiano
e quindi ho il passaporto italiano. Questo passaporto mi dà alcuni diritti e garanzie che sono basilari per la vita :
1.- Libertà ed autonomia
2.- Istruzione gratuita a carico del governo
3.- Sicurezza sociale e grande possibilità di avere un lavoro o di essere aiutato dal governo se mi manca
4.- Pensione garantita ad una certa età
5- Sanità e cure ben funzionanti a carico dello Stato
Questi diritti sono garantiti dal mio governo solo perché ho il passaporto italiano.
Ma se fossi nato in Zimbabwe o in Congo con un passaporto dello Zimbabwe o congolese non godrei di tutte queste prerogative.
Così la seconda parte della citazione “la terra non è che un solo Paese e l’umanità i suoi cittadini” ci dice che “indipendentemente da dove sei nato devi avere gli stessi diritti, gli stessi benefici, le stesse opportunità e le stesse garanzie “. Questo significa che i bambini, le donne, gli uomini di tutto il pianeta avranno le stesse possibilità e garanzie indipendentemente da dove sono nati perché sono cittadini del mondo.
Questa è una rivoluzione nella società in generale, una grande rivoluzione.
Questo è solo un esempio, che mostra quanto sia immensa la profondità di tale affermazione per tutti gli aspetti della nostra vita, sia nel nostro comportamento individuale che nell’atteggiamento verso gli altri, ma anche come essa guidi tutti i livelli delle interazioni umane della governance, dell’economia, dell’organizzazione aziendale, dell’organizzazione istituzionale della società e dei sistemi di governo, e la riflessione su tutto ciò è necessario per far emergere i passi pratici da compiere per poter raggiungere questo livello. Questa pandemia del Covid 19 è una buona opportunità da utilizzare per iniziare, visto che non lo abbiamo fatto in passato, una nuova rivoluzione.
Il nostro contributo per ripensare la società dopo la pandemia si concretizza nella condivisione di questa Visione, la visione di Baha’u’llàh sulla società in generale, con saggezza, distacco, flessibilità e pazienza. La responsabilità che ognuno ha consiste nella capacità di distinguere ciò che è utile e ciò che è dannoso, nel solo interesse del bene collettivo.
A ciascuno di voi porgo il mio amore.