Da generazioni ci insegnano che il conflitto è una cosa buona e necessaria, che la guerra è fisiologica, finché c’è guerra c’è speranza, perché si distrugge per poi ricostruire, che l’uomo è intrinsecamente cattivo, che la competizione è sana e produttiva, ecc… Tutte favole senza alcun fondamento che costituiscono una droga per intorpidire le menti.
Ci sono poi le droghe chimiche e le dipendenze dai falsi bisogni. Ogni persona è al 100% del potenziale psiconeuronale quando non ha mai fatto uso di sostanze destabilizzanti. L’uso anche minimo può fare degradare il potenziale al 99 – 98 – 97… % fino ai limiti dell’autodistruzione e il soggetto non potrà mai più risalire la scala della integrità biologica. Le sostanze psicoattive annientano i freni inibitori per cui il tossicomane mente, inganna, truffa e può uccidere perché la coscienza non esiste più in forma stabile. Oltre ai danni fisici, le droghe infliggono danni incalcolabili all’apprendimento e alla moralità (riduzione della coscienza e della volontà). Il cervello dell’homo sapiens sapiens è il frutto di milioni di anni di evoluzione e viene annientato velocemente con l’uso di stupefacenti.
Ogni dipendenza di qualsiasi natura riduce la libertà individuale e provoca disagio all’anima. L’O.M.S. considera da tanti anni l’alcol una droga perché determina assuefazione, dipendenza (falsa sicurezza) e danni al sistema neuronale. La diffusione delle droghe fra i giovani indebolisce questa generazione e anche la successiva, perché i figli di coloro che sono dipendenti dal fumo, dall’alcol o dalla droga hanno una forte probabilità di diventare a loro volta dipendenti. Gli studiosi affermano che una grande energia viene spesa dal corpo per adattarsi a un ambiente con luci intermittenti e con suoni molto elevati. È evidente che la discoteca è un luogo più fertile per iniziare la dipendenza dall’alcol e dalla droga. Il volume della musica sopra 90 decibel (inquinamento acustico), causa danni transitori o permanenti all’apparato uditivo. La stragrande maggioranza dei crimini che vengono commessi nel mondo sono dovuti proprio agli effetti dell’alcol e della droga. Episodi di violenza caratterizzano le famiglie nelle quali ci sono alcuni membri alcolizzati o drogati. Da qui l’importanza della prevenzione e del rafforzamento della volontà: educare se stessi significa anche creare le condizioni per una generazione successiva più sana e più forte.
Il cervello è lo strumento fisico idoneo ad esprimere i pensieri che nascono nello spirito o anima razionale, è l’habitat naturale dei pensieri, occorre salvaguardarlo e proteggerlo. È il supporto biologico, chimico ed elettrico della coscienza. Un cervello biologicamente integro è soltanto la premessa per un sano ambiente mente. La medicina considera solo le malattie organiche dell’alcolista e del tossicomane, mettendo in secondo piano il danno intellettuale e comportamentale, che sono invece le caratteristiche principali dei mali che li affliggono. Da questo equivoco nasce anche l’indulgenza verso le droghe ‘leggere’. La felicità non può essere frutto della chimica, non può essere comprata, non ha una struttura materiale.
Di fronte a questi mali sociali il proibizionismo non sembra essere una via percorribile. Una legislazione mondiale che metta al bando tutte le droghe, se pur necessaria, non è sufficiente a estirpare le cause per le quali tali dipendenze si diffondono.
Il materialismo imperante, dopo aver sopito le facoltà mentali, vorrebbe farci credere che l’anima immortale non esiste. L’anima perciò è “disoccupata”, perché non “lavora” su di sé, non ha cura di se stessa, non si conosce, non cerca di svilupparsi in un modo sano e corretto nel suo habitat. È invece assorbita da ciò che può attirare l’attenzione dei sensi o della ragione. Non riconosce l’esistenza delle altre anime nelle persone che la circondano, non anela verso mete elevate e altruistiche. Verrebbe allora da chiedersi se al tasso di disoccupazione medio mondiale, che supera il 50%, non corrisponda forse un più alto tasso di “disoccupazione delle anime”. Il frutto della visione materialistica è la creazione di un sistema sociale che schiaccia le aspirazioni della maggioranza della popolazione mondiale e non tiene minimamente conto delle esigenze interiori.
Cosa dice la scienza riguardo all’“Io”?
“L’Io non è ‘puro ego’, ossia un semplice soggetto. È piuttosto incredibilmente ricco. Come un pilota osserva e agisce allo stesso tempo. Agisce e soffre, ricordando le esperienze passate e progettando il futuro, aspettando e preparandosi. Egli include, in rapida successione o globalmente, desideri, progetti, speranze, decisioni e una viva consapevolezza di essere un individuo attivo, un centro di azione. Egli deve questa individualità principalmente all’interazione con altre persone, oltre che con se stesso e con il mondo della cultura. Tutto questo interagisce strettamente con la straordinaria ‘attività’ che avviene, momento per momento, nel suo cervello.” Questo è ciò che afferma Karl Popper.
Il nostro “io” non coincide con il nostro corpo, perché i materiali che costituiscono una persona viva vengono sostituiti attraverso un ricambio continuo. La grande maggioranza degli atomi in ogni cellula vivente, corrispondente all’intero “materiale” che costituisce il corpo fisico, viene sostituito ciclicamente molte volte dopo la nascita. Inoltre, “secondo la meccanica quantistica, due elettroni presi a piacere devono essere assolutamente identici, e lo stesso vale per due protoni e per due particelle di un qualunque tipo particolare. … Se un elettrone nel cervello di una persona fosse scambiato con l’elettrone di un mattone, lo stato del sistema sarebbe esattamente lo stesso stato di prima, e non solo: indistinguibile da esso! … Se l’intero contenuto materiale di una persona fosse scambiato con particelle corrispondenti presenti nei mattoni della sua casa, allora, in un senso forte, non sarebbe accaduto assolutamente nulla. Ciò che distingue una persona dalla sua casa è la configurazione secondo cui i suoi componenti sono disposti, e non la loro individualità.”(1) Per cui l’identità individuale non dipende dagli atomi che compongono il corpo fisico, né dalla particolare scelta delle particelle elementari che compongono gli atomi.
L’amputazione degli arti o la perdita della vista non alterano l’identità dell’individuo. Questo si verifica anche per il trapianto di organi interni. Si dice che in prossimità del cuore vi sia una corrispondenza, quasi un terminale per forti emozioni: abbiamo tutti esperienze di “tuffi” al cuore e delle modificazioni nel ritmo respiratorio in momenti di ansia e di paura. Una persona può subire un trapianto di cuore, ma l’identità si conserva, il sangue circola con la nuova pompa, le emozioni sono le stesse di prima. Per quanto riguarda il cervello, Eccles afferma:
“Quando consideriamo il cervello come la sede della coscienza, ammettiamo che regioni anche estese di esso non sono essenziali. Per esempio, la rimozione del cervelletto provoca gravi alterazioni motorie, ma per il resto l’individuo non è danneggiato. Gli effetti sono differenti quando si considera la parte principale del cervello, gli emisferi cerebrali. Essi sono strettamente correlati alla coscienza ma in maniera differenziata. Nel 95% dei casi, l’emisfero sinistro è dominante ed è l’emisfero del linguaggio associato unicamente alla comunicazione verbale. Fatta eccezione per i neonati, la sua rimozione provoca gravissime alterazioni, ma non l’annientamento dell’individuo. D’altra parte, la rimozione dell’emisfero minore (di solito il destro) provoca la perdita di movimenti del lato sinistro del corpo (emiplegia) e alterazioni della vista (emianopsia), ma l’individuo non ha altri disturbi gravi. Un danno di altre parti del cervello può anche provocare notevoli disturbi della personalità, verosimilmente attraverso la rimozione delle afferenze che normalmente generano la necessaria attività di fondo degli emisferi cerebrali.”(2)
Il dualismo mente – cervello viene risolto con un’analogia di immediata comprensione: la mente è il software, agisce come un programmatore della macchina cervello che costituisce l’hardware (la struttura materiale di un computer), ovvero l’insieme dei circuiti (neuronali), delle memorie e delle periferiche (il sistema nervoso). “Non c’è dubbio che ciascuna persona riconosce la sua unicità e questo è accettato come la base della vita sociale e della legge. Quando indaghiamo sulle basi di questa convinzione, le recenti conoscenze delle neuroscienze eliminano una spiegazione in termini di organismo. Rimangono due possibili alternative, il cervello e la psiche. I materialisti devono condividere la prima alternativa (il cervello), ma i dualisti – interazionisti devono considerare l’Io del mondo dell’esperienza e dell’autocoscienza come l’entità che ha sperimentato l’unicità.” “…Poiché la soluzione materialistica fallisce nel dare una spiegazione della nostra unicità, sono costretto ad attribuire l’unicità dell’Io o dell’Anima a una creazione spirituale sovrannaturale. Una spiegazione in termini teologici potrebbe essere la seguente: ogni Anima è una nuova creazione Divina assegnata al feto durante il suo sviluppo in qualche momento compreso fra la fecondazione e la nascita. È la certezza di un nucleo interiore di un’unica individualità che necessita della ‘creazione Divina’. Ammetto che non ci sia nessun’altra spiegazione valida; né l’unicità genetica con la sua impossibile lotteria, né le differenziazioni indotte dall’ambiente determinano l’unicità di ognuno, ma semplicemente la modificano.
Questa conclusione è di un inestimabile significato teologico. Essa rinforza notevolmente la nostra fede nell’Anima umana e nella sua miracolosa origine per opera di una creazione Divina. Bisogna ammettere non solo l’esistenza del Dio Trascendente, il Creatore del Cosmo, il Dio nel quale Einstein credeva, ma anche del Dio al quale dobbiamo la nostra esistenza. Lack (1982) aveva espresso succintamente la sua fede come Darwinista cristiano con un pensiero simile al mio, eccetto per il fatto che io vorrei estendere questo concetto a tutte le religioni più elevate.”
“… Un’analogia, ma niente più che un’analogia, è il considerare l’insieme del corpo e del cervello come un superbo calcolatore costruito secondo un codice genetico, scaturito da un meraviglioso processo di evoluzione biologica. Analogamente, l’Anima o la Psiche, è il programmatore del calcolatore. Ciascuno di noi, come un programmatore, è nato con il suo stato con il suo calcolatore allo stato embrionale. Noi lo sviluppiamo durante la vita. Esso è il compagno intimo di ogni evento della nostra vita ed interagisce con gli altri Io. I grandi misteri consistono nella nostra creazione come programmatori o come esseri autocoscienti e nella associazione di ciascuno di noi durante tutta la vita con il proprio ‘calcolatore’ personale…”(3)
L’“Io”, o meglio il nostro Sé (la “parte” più nobile, che possiamo distinguerla dal nostro “io” o ego responsabile dei nostri attaccamenti e desideri alle cose di questo mondo), non è un prodotto dell’attività cerebrale, ma al contrario è il vero motore della complessa catena di reazioni chimiche ed elettriche che formano il supporto materiale della coscienza. Inoltre il cervello è relativamente “giovane”, ha soltanto pochi milioni di anni, e non avrebbe potuto assumere questa struttura così complessa con un processo casuale di tentativi con successi ed errori, perché non ci sarebbe stato il tempo. Queste scoperte ci indicano l’esistenza di una Intelligenza e di un’Organizzazione Cosmica trascendente il mondo della materia. (4) Per mondo materiale si intende tutto ciò che può essere compreso dai sensi, dalla ragione o dagli strumenti che la scienza ci mette a disposizione.
Queste cose non sono insegnate nelle scuole e nelle università del mondo, da qui lo scippo dell’anima e l’inganno mondiale generalizzato di una vita umana finita e solo biologica. Si diffonde una cultura di morte. La visione materialistica è l’equivalente dell’AIDS, la sindrome da immunodeficienza acquisita, attacca il sistema immunitario psichico ed è una epidemia di proporzioni immense. Far credere che non esista l’anima significa perdere il senso della vita, la dimensione spirituale e i suoi riferimenti, la fiducia, il distacco e la relatività delle cose terrene; è l’origine della paura della morte, di tante fobie, ansie e timori; si colpiscono le difese dell’habitat interiore e le persone diventano vulnerabili a malattie e disturbi nel corpo e nella mente; vengono eliminate la preghiera, la lettura dei testi sacri delle varie religioni, la partecipazione a una vita comunitaria che sono conforto, fonte di ispirazione e aiuto per tutti i credenti. La pianificazione della morte dell’esistenza dell’anima, nonché della mente, è pertanto un crimine contro l’umanità, una flagrante violazione dei diritti dell’anima.
Tratto da Pianeta Uomo, I Diritti dell’anima, Marco Bresci, European Press Academic Publishing, 2004.
Immagine di copertina: Van Gogh, Notte stellata sul Rodano.
Note
(1) Roger Penrose, La mente nuova dell’imperatore. La mente, i computer e le leggi della fisica, BUR, Biblioteca Universale Rizzoli, settembre 2000.
(2) John C. Eccles , Evoluzione del cervello e creazione dell’Io, Armando Editore.
(3) Ibidem.
(4) Per quanto riguarda le prove sulla esistenza di Dio, Augusto Robiati in Le grandi tappe dell’evoluzione e dello spirito, volume N°1, pag. 482, dicembre 1999, riporta:
i) Se c’è una creazione deve esserci, comunque sia, un creatore, perché nulla si fa da sé. Esempio (anche se banale): un quadro non può essersi fatto da sé; indiscutibilmente vi è stato un pittore che lo ha fatto e nel quale ha impresso i suoi pensieri e sentimenti. Qualunque dialettica non può distruggere tale semplice logica.
ii) Ammesso e non concesso che la natura possa essere creata da se stessa, non può avere, nel suo modo di essere, armonia e finalità. Mi servo anche qui di un esempio: pur sapendo che una pianta può crescere senza che alcuno vi abbia messo il seme, se vediamo che in un terreno si trovano migliaia di piante, tutte allineate e alla stessa distanza, nei due sensi, la nostra mente certo si convince, senza neppure dubitarlo per un istante, che una mente abbia predisposto e attuata tale disposizione armonica.
iii) Come ultimo argomento cito il caso dell’uomo, che notoriamente è intelligente, mentre la natura non lo è, in quanto dominata da leggi che essa non è in grado di variare. L’uomo quindi non è solo un prodotto naturale, ma vi è in lui una qualità, che non proviene dalla natura, lo ‘spirito’ o ‘anima razionale’. Questo in base all’argomento logico che una parte proveniente da un tutto non può avere qualità assenti nello stesso.”
Julio Savi, Nell’Universo sulle tracce di Dio, Editrice Nur, 1988, a pag. 45-46 elenca le prove dell’esistenza di Dio, distinguendole in ‘prove cosmologiche’ e ‘prove teleologiche’. Altri riferimenti sono stati raccolti in E a Lui ritorneremo… Scritti Bahá’í sulla realtà e sull’immortalità dell’anima, Casa Editrice Bahá’í, 1993.