«L’educazione, dal verbo latino educĕre (cioè «trarre fuori, “tirar fuori” o “tirar fuori ciò che sta dentro”), derivante dall’unione di ē- (“da, fuori da”) e dūcĕre (“condurre”), secondo altri deriverebbe dal verbo latino educare (“trarre fuori, allevare”). E’ l’attività, influenzata nei diversi periodi storici dalle varie culture, volta allo sviluppo e alla formazione di conoscenze e facoltà mentali, sociali e comportamentali in un individuo.
Il termine è spesso ritenuto complementare a insegnamento o istruzione anche se quest’ultima tende a indicare metodologie più spiccatamente “trasmissive” dei saperi. Tuttavia, sebbene le strategie istruzionali possano essere parte di un percorso educativo, il significato di educazione è più ampio e mira a estrapolare e potenziare anche qualità e competenze inespresse. Se dal punto di vista etimologico il significato della parola appare chiaro, nella lingua italiana il suo utilizzo, rispetto a termini come istruzione o formazione, è talvolta equivoco anche in testi normativi e pedagogici.» Fonte Wikipedia
«L’ONU, nella sua attività di monitoraggio dei progressi compiuti riguardo al Goal 4, rileva che sono stati compiuti importanti passi verso il raggiungimento dell’obiettivo, sia in termini di accesso all’istruzione sia nella prospettiva della partecipazione effettiva ai percorsi di apprendimento.
I dati però non sono del tutto confortanti. Per esempio, nonostante il trend positivo degli ultimi due decenni, nel 2017 nel mondo più di 260 milioni di ragazzi (di età compresa tra i 6 e i 17 anni) non erano mai entrati nel circuito scolastico e oltre la metà dei bambini e degli adolescenti di tutto il mondo non raggiungono livelli accettabili nelle competenze base di lettura e matematica.» [Fonte: Geografia DEALive]
Pubblicato su geografia DEAscuola .
Si riporta un articolo pubblicato su www.onuitalia.it nel 2015.
Obiettivo 4: Fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti
di Qian Tang[1]
La comunità internazionale di educatori si è sentita sollevata, apprendendo che, tra gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) proposti dall’Open Working Group (OWG) dell’Assemblea Generale del luglio 2014, era stato incluso un obiettivo interamente dedicato all’educazione.
In precedenza, si temeva che non sarebbe stato riservato un obiettivo solamente all’educazione o che si sarebbe ripetuto ciò che accadde nel 2000, quando le finalità dell’agenda internazionale per l’educazione si rivelarono non all’altezza delle aspettative e dell’approccio olistico determinati dalla comunità di educatori.
In aprile del 2000, il mondo si riunì a Dakar, in Senegal, per il World Education Forum e adottò sei obiettivi di Educazione per Tutti (EFA). Questi richiedevano a tutti gli Stati Membri delle Nazioni Unite di: 1) ampliare la cura e l’educazione della prima infanzia; 2) assicurare una formazione elementare libera e obbligatoria per tutti; 3) promuovere l’apprendimento e le competenze per la vita; 4) incrementare del 50% l’alfabetizzazione degli adulti; 5) raggiungere l’uguaglianza educativa a livello di genere; 6) migliorare la qualità dell’educazione. Qualche mese dopo, alle Nazioni Unite furono sanciti otto Obiettivi di Sviluppo del Millennio (MDG). Gli MDG includevano l’accesso universale all’educazione primaria (MDG 2) e la parità di genere nell’educazione, parte integrante dell’obiettivo sulle pari opportunità ed empowerment femminile (MDG 3).
Abbiamo ora l’opportunità di dare una visione più ambiziosa sull’educazione nell’agenda post-2015 sullo sviluppo. I primi passi sono iniziati più di due anni fa quando, nel 2012, la comunità internazionale di educatori, in concomitanza con l’UNESCO e il Fondo delle Nazioni Unite per l’Infanzia (UNICEF), avviarono un periodo di intense e frequenti consultazioni per definire la futura agenda sull’educazione. Questo vasto processo si concluse con l’Accordo di Muscat, espressione di una visione condivisa sull’educazione per il futuro. L’accordo fu adottato in occasione del meeting internazionale per l’Educazione per Tutti, tenutosi in Oman nel maggio del 2014.
Alla comunità internazionale di educatori è stato garantito l’adeguamento dell’SDG 4 all’Accordo di Muscat. Infatti, l’obiettivo proposto sollecita la comunità internazionale di “Fornire un’educazione di qualità, equa e inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti”. Sebbene ci siano delle discrepanze tra le finalità dell’Accordo di Muscat e quelle proposte dall’Open Working Group, i sette obiettivi e i tre strumenti di implementazione contenuti nell’SDG 4 stabiliscono un’ambiziosa agenda per l’educazione che spianerà la strada a un futuro trasformista e sostenibile.
L’UNESCO, essendo un ente delle Nazioni Unite specializzato in educazione, sostiene fortemente che l’educazione sia un diritto fondamentale dell’uomo, strettamente collegato alla realizzazione di altri diritti. Pertanto, l’educazione è un bene pubblico e un presupposto indispensabile per ottenere la realizzazione personale, la pace, lo sviluppo sostenibile, l’uguaglianza di genere e la cittadinanza responsabile. L’educazione, catalizzatore dello sviluppo, è un punto chiave per combattere l’ineguaglianza e ridurre la povertà. Allo stesso modo, l’accesso a un’educazione di alta qualità è la premessa essenziale per accelerare il raggiungimento di altri obiettivi di sviluppo sostenibile. In altre parole, lo sviluppo sostenibile inizia con l’educazione.
Negli ultimi 15 anni, gli obiettivi internazionali dell’EFA e gli MDG hanno ottenuto delle conquiste senza precedenti. Gli Stati hanno sfruttato gli obiettivi come traguardi e standard per rafforzare la volontà politica interna, in modo da riformare e migliorare i loro sistemi educativi; i benefattori hanno colto l’occasione per modificare le loro politiche di cooperazione allo sviluppo e le loro priorità sull’educazione, adattandole alle mete e gli obiettivi internazionali.
Dal 2000, la comunità internazionale ha fatto dei progressi significativi nell’espandere le opportunità educative a tutti, introducendo l’educazione e lo studio nella vita di milioni di bambini e adolescenti. Nonostante la rapida crescita demografica, il numero dei bambini che non frequentano la scuola primaria è diminuito del 42% tra il 2000 e il 2015. Lo stesso dato per le bambine è diminuito del 47%. Il numero degli adolescenti che non frequentano la scuola è diminuito del 31% tra il 1999 e il 2011, contemporaneamente il tasso d’iscrizione all’istruzione prescolastica è aumentato dal 33 al 50 %. Nel 1999, erano 91 gli stati ad aver ottenuto la parità di genere, aumentati a 101 nel 2011, su un totale di 161 stati analizzati.
Questi straordinari successi sono la dimostrazione che è possibile applicare soluzioni concrete per sbloccare il potenziale in ogni studente, con l’obiettivo di creare un mondo prosperoso, sano, giusto ed equo. La comunità internazionale deve lavorare sulla base delle lezioni apprese negli ultimi 15 anni, continuando a trovare soluzioni innovative e nuovi approcci per completare il lavoro della Education for All Agenda. Infatti, benché sia già stata fatta molta strada, ci sono ancora 58 milioni di bambini che non vanno a scuola e circa 100 milioni che non completano la scuola primaria. La scarsa qualità dell’educazione a livello primario ha causato l’abbandono scolastico di 250 milioni di bambini, che quindi non sanno leggere, scrivere e contare. Si stima che 782 milioni di adulti, di cui il 64% donne, mancano delle conoscenze base di lettura e scrittura.
La tragica situazione in cui si trovano questi milioni di bambini, adolescenti e adulti privati del diritto all’istruzione non deve essere trascurata né dimenticata. L’agenda post-2015 sull’educazione deve affrontare in maniera adeguata sia i restanti impedimenti all’educazione e all’apprendimento, sia le nuove sfide globali del presente.
Il mondo sta vivendo un momento critico. Le crisi globali minacciano i progressi finora ottenuti e precludono le conquiste del futuro. Siamo testimoni di un maggiore degrado ambientale e di impatti sempre più intensi del cambiamento climatico; le prospettive lavorative per i giovani sono in peggioramento, la migrazione cresce e dobbiamo affrontare sfide d’urbanizzazione, una prolungata regressione dell’economia globale e violenti conflitti. È arrivato il momento di delineare degli obiettivi di sviluppo sostenibile che possano vincere queste importanti sfide nel post-2015.
Inoltre, il mondo tecnologico in cui viviamo richiede maggiori conoscenze a studenti, insegnanti, aziende e perfino governi. Le economie basate sulla conoscenza impongono nuove competenze e capacità di livello più alto, ma le scarse opportunità d’accesso ai livelli alti d’istruzione, che permetterebbero di acquisire le nuove competenze tecniche nel campo di informazione e comunicazione, portano a un divario di istruzione tra gli stati e all’interno degli stati stessi, con conseguenze gravi sull’economia e il lavoro. L’UNESCO sottolinea che il miglior modo di vincere queste sfide è adottando un’agenda post-2015 sull’educazione, che sia ambiziosa, trasformativa e inclusiva e di rilevanza universale, applicabile in tutte le nazioni, più o meno sviluppate. L’UNESCO sostiene vivamente una visione umanistica e olistica dell’educazione, basata sui diritti dell’uomo, in prospettiva dell’apprendimento permanente, per dare a tutti la possibilità di esercitare il diritto all’educazione che duri tutta la vita.
Mentre il lavoro intergovernativo procede alle Nazioni Unite di New York, la comunità internazionale di educatori sta gettando le fondamenta per la messa in opera dell’agenda sull’educazione a livello nazionale, anticipando l’adozione dell’agenda post-2015 sullo sviluppo, in occasione del Summit peciale in settembre del 2015.
L’UNESCO, il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo (UNDP), il Fondo delle Nazioni Unite per la Popolazione (UNFPA), l’UNICEF, UN-Women e la Banca Mondiale si riuniranno al Forum Mondiale sull’Educazione (WEF) del 2015, ospiti del governo della Repubblica di Corea, dal 19 al 22 maggio 2015 a Incheon. Il forum sarà il palcoscenico di leader globali in educazione, policymaker, insegnanti, esperti, rappresentanti del settore privato e della società per fare il bilancio dei risultati e delle mancanze nell’implementazione degli obiettivi EFA e degli MDG riguardanti l’educazione. Sarà l’occasione per trovare una soluzione unanime sugli obiettivi in ambito educativo per l’agenda post-2015 sullo sviluppo. Offrirà altresì l’opportunità alla comunità internazionale di educatori di gettare le basi per l’implementazione dell’agenda post-2015 sull’educazione, attraverso la definizione di un quadro d’azione.
L’UNESCO e i suoi partner nella rete delle Nazioni Unite, consapevoli che per il raggiungimento di un’educazione equa, inclusiva e di qualità è indispensabile una rete di sistemi nazionali consolidati, continueranno a rafforzare la cooperazione tecnica internazionale e a supportare le nazioni che necessitano maggiore aiuto. Allo stesso modo, l’UNESCO supporterà le nazioni nel miglioramento del monitoraggio nazionale, dirigendo la coordinazione e il monitoraggio a livello mondiale dell’implementazione dell’agenda nel quadro d’azione post-2015. Migliorando l’annuale EFA report di monitoraggio globale, contenente dati provenienti dall’Istituto per le statistiche dell’UNESCO, già pubblicato negli ultimi 12 anni, si manterrà un monitoraggio regolare e indipendente per seguire il progresso delle azioni a livello globale.
La comunità internazionale ha fatto molta strada da quando il movimento Educazione per tutti fu fondato nel 1990 a Jomtien, in Tailandia, e confermato nuovamente nel 2000 a Dakar. Sebbene siano stati fatti progressi senza precedenti, la strada per raggiungere l’educazione per tutti non è finita. Il viaggio, iniziato a Incheon nel maggio 2015, che passa a New York nel settembre 2015, e si concluderà nel 2030, è appena iniziato. Spronata da un’agenda molto più ambiziosa e trasformativa, la comunità internazionale si deve impegnare maggiormente e lavorare meglio, se vogliamo proclamare che l’educazione per tutti sia stata realmente ottenuta prima del 2030.
[1] Assistente del Direttore Generale per l’Educazione all’UNESCO
Fonte: ONUITALIA
Obiettivi
4.1: Garantire entro il 2030 ad ogni ragazza e ragazzo libertà, equità e qualità nel completamento dell’educazione primaria e secondaria che porti a risultati di apprendimento adeguati e concreti
4.2: Garantire entro il 2030 che ogni ragazza e ragazzo abbiano uno sviluppo infantile di qualità, ed un accesso a cure ed istruzione pre-scolastiche così da essere pronti alla scuola primaria
4.3: Garantire entro il 2030 ad ogni donna e uomo un accesso equo ad un’istruzione tecnica, professionale e terziaria -anche universitaria- che sia economicamente vantaggiosa e di qualità
4.4: Aumentare considerevolmente entro il 2030 il numero di giovani e adulti con competenze specifiche -anche tecniche e professionali- per l’occupazione, posti di lavoro dignitosi e per l’imprenditoria
4.5: Eliminare entro il 2030 le disparità di genere nell’istruzione e garantire un accesso equo a tutti i livelli di istruzione e formazione professionale delle categorie protette, tra cui le persone con disabilità, le popolazioni indigene ed i bambini in situazioni di vulnerabilità
4.6: Garantire entro il 2030 che tutti i giovani e gran parte degli adulti, sia uomini che donne, abbiano un livello di alfabetizzazione ed una capacità di calcolo
4.7: Garantire entro il 2030 che tutti i discenti acquisiscano la conoscenza e le competenze necessarie a promuovere lo sviluppo sostenibile, anche tramite un educazione volta ad uno sviluppo e uno stile di vita sostenibile, ai diritti umani, alla parità di genere, alla promozione di una cultura pacifica e non violenta, alla cittadinanza globale e alla valorizzazione delle diversità culturali e del contributo della cultura allo sviluppo sostenibile
4.a: Costruire e potenziare le strutture dell’istruzione che siano sensibili ai bisogni dell’infanzia, alle disabilità e alla parità di genere e predisporre ambienti dedicati all’apprendimento che siano sicuri, non violenti e inclusivi per tutti
4.b: Espandere considerevolmente entro il 2020 a livello globale il numero di borse di studio disponibili per i paesi in via di sviluppo, specialmente nei paesi meno sviluppati, nei piccoli stati insulari e negli stati africani, per garantire l’accesso all’istruzione superiore – compresa la formazione professionale, le tecnologie dell’informazione e della comunicazione e i programmi tecnici, ingegneristici e scientifici – sia nei paesi sviluppati che in quelli in via di sviluppo
4.c: Aumentare considerevolmente entro il 2030 la presenza di insegnanti qualificati, anche grazie alla cooperazione internazionale, per la loro attività di formazione negli stati in via di sviluppo, specialmente nei paesi meno sviluppati e i piccoli stati insulari in via di sviluppo
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Foto di copertina pubblicata su Il Bene Comune