Fra le necessità di base da garantire a tutti i cittadini del mondo vi è l’acqua. E’ una risorsa di cui non possiamo fare a meno per vivere. Le riserve di acqua dolce di qualità per uso potabile sono a rischio per lo scioglimento dei ghiacci, l’avanzamento della desertificazione e per l’inquinamento delle falde. In diversi Stati europei nell’arco dell’anno piove sempre meno e questo ha delle conseguenze anche sulla produzione di energia idroelettrica che dipende dal livello dei bacini. E’ facile prevedere che la scomparsa dei ghiacci sulle Alpi metterà a rischio gli approvvigionamenti idrici e l’irrigazione agricola in Val Padana,
La gestione delle acque risulta pertanto strategica per permettere alle popolazioni una vita dignitosa ed accettabile.
Da tempo immemorabile l’uomo da che la propria vita dipende dall’acqua, perciò ha costruito canali e cisterne, scavato pozzi, costruito dighe sempre più grandi, come quella delle Tre Gole in Cina sul fiume Yangtze, oppure quella di Assuan in Egitto. Altri macro progetti sono allo studio in varie parti del mondo. Tuttavia esistono altre opzioni per i Paesi dove l’acqua è scarsa, come in Africa: realizzare tanti microprogetti.
Quando si mobilitano le comunità insieme ai governi locali intorno a micro-progetti per la ritenzione e gestione delle acque piovane (scarse e che vengono giù tutto di un colpo) si possono guadagnare vasti appezzamenti di terra per aumentare la coltivazione.
Quando c’è la terra e gli strumenti per lavorarla gli uomini non emigrano più in cerca di lavoro, le donne si mettono a lavorare gli orti, la famiglia si sfama e il surplus viene venduto al mercato, i bimbi vanno a scuola, le adolescenti stanno più a lungo a scuola ritardando il loro matrimonio. Insomma, si rigenera la terra e il contesto socio economico.
Entrambe le opzioni perseguono più obiettivi dell’Agenda 2030, contemporaneamente.
Si riporta un articolo di approfondimento sull’obiettivo 6 dell’Agenda 2030.
La sfida: garantire acqua potabile e pulita a livello mondiale
di Justin D. Brookes[1] e Cayelan C. Carey[2]
Justin D. Brookes è Direttore del Water Research Centre presso l’Istituto per l’Ambiente, scuola di scienze biologiche, all’Università di Adelaide in Australia. Cayelan C.Carey è professore associato presso il dipartimento di scienze biologiche, al Virginia Polytechnic Institute and State University degli Stati Uniti.
Il presupposto essenziale per lo sviluppo delle comunità è l’accesso a risorse idriche potabili, pulite e sicure. Mentre l’accesso all’acqua e alle strutture igienico-sanitarie viene spesso dato per scontato nei paesi sviluppati, questo fondamentale diritto viene negato ogni giorno in tante parti del mondo.
L’obiettivo per lo sviluppo sostenibile (SDG) n° 6, come formulato dal Gruppo Aperto di Lavoro delle Nazioni Unite, prevede per i prossimi vent’anni, una missione ambiziosa ma realizzabile: “garantire a tutti la disponibilità e la gestione sostenibile dell’acqua e delle strutture igienico-sanitarie”. Il raggiungimento di questo obiettivo viene proposto attraverso l’applicazione di quattro principi: 1) separare l’acqua potabile dalle acque reflue; 2) raggiungere e trattare l’acqua potabile al fine di rimuovere i contaminanti chimici e biologici; 3) proteggere e ripristinare gli ecosistemi di acqua dolce; 4) garantire l’accesso e il diritto all’acqua potabile.
1.Separare l’acqua potabile dalle acque reflue:
Storicamente, la separazione dell’acqua potabile dalle acque reflue era l’elemento più importante che contribuì a una maggiore longevità nell’uomo. La realizzazione di infrastrutture sanitarie ha permesso alle comunità – e quindi alle economie – di progredire, liberandosi dal peso di malattie trasmissibili dall’acqua. Eppure, al giorno d’oggi, la sconcertante cifra di un miliardo di persone non ha ancora accesso ai servizi igienico-sanitari, sebbene diminuirebbero malattie e mortalità infantile. Esistono molti esempi di progetti per impianti idrici di successo nei paesi in via di sviluppo, quando adeguate risorse finanziare ed ingegneristiche sono disponibili. Questi progetti dimostrano che, nelle regioni dove abitualmente mancano questi servizi, è possibile separare l’acqua potabile dalle acque reflue. Anche se rimangono ancora molte sfide per assicurare servizi sanitari adeguati per tutti, la realizzazione di infrastrutture sanitarie è un’operazione fondamentale, necessaria per il raggiungimento dell’SDG n°6
- Estrazione e trattamento dell’acqua potabile:
Avere l’acqua disponibile in casa o a poca distanza, evita il bisogno di trasportarla da altre fonti, spesso anche lontane. Una diretta conseguenza della maggiore accessibilità all’acqua è un considerevole aumento del tempo a disposizione per le attività produttive, l’istruzione, lo sviluppo degli affari, o la famiglia. Ciò è particolarmente importante per le donne e i bambini che trascorrono buona parte del loro tempo alla ricerca dell’acqua, quando non viene convogliata nelle rispettive case. In definitiva, l’acqua necessiterà di un trattamento per renderla potabile, ma questa sfida può essere superata attraverso l’utilizzo di risorse adeguate per la filtrazione e la disinfezione. In particolare i dispositivi di punti d’uso che risultano efficienti ed affidabili, richiedono poca manutenzione, sono diffusi e necessari per consentire il trattamento dei piccoli impianti di acqua potabile. In associazione con il punto precedente, questo assicurerà la creazione di molteplici barriere contro gli agenti patogeni, offrendo maggiore protezione agli utenti.
- Proteggere e ripristinare gli ecosistemi di acqua dolce:
Si deve anche essere coscienti del rapporto tra ecosistema, benessere e salute umana. Buona parte delle acque dolci del pianeta è già stata impoverita a causa di prelievi indiscriminati, prodotti contaminanti, cambiamenti climatici, inquinamento da concimi (eutrofizzazione), o altre attività umane. Il risultato dell’abuso umano e della cattiva gestione delle acque dolci ha diminuito la qualità e quantità delle acque utili per il consumo. È fondamentale proteggere e valorizzare l’integrità ecologica dei nostri laghi di acqua dolce, dei fiumi, delle zone umide e delle acque sotterranee, per garantire che gli agenti inquinanti e patogeni non vadano a contaminare gli approvvigionamenti idrici potabili. Il funzionamento degli ecosistemi d’acqua dolce presenta diversi meccanismi integrati che, in modo naturale, permettono di rendere potabile l’acqua di cui necessitiamo (ad esempio, riserve ripariali che raccolgono il deflusso delle acque piovane). Assieme ai principi 1 e 2, lo sviluppo delle infrastrutture sanitarie è fondamentale per proteggere le acque dolci dalla eutrofizzazione, che rimane una delle più grandi sfide per il funzionamento degli ecosistemi di acqua dolce. La chiave per garantire la futura sostenibilità delle nostre risorse idriche è bilanciare la conservazione del capitale naturale e l’erogazione di servizi basati su ecosistemi, con lo sviluppo e l’aumento della produttività.
- Garantire il diritto e l’accesso all’acqua:
Lo sviluppo economico richiede inevitabilmente risorse idriche. Tuttavia, è tassativo che progettisti e governi siano rispettosi delle esigenze dei diversi utenti, incluse comunità, agricoltura, industria, miniere ed ambiente. Tutte le modifiche per lo sviluppo e l’utilizzazione del suolo hanno delle conseguenze. Ad esempio, il disboscamento altera la portata dei fiumi, aumentando il rischio di inondazioni. Allo stesso modo, la deforestazione ridurrà l’evapotraspirazione e le relative precipitazioni necessarie all’agricoltura sottovento. Siccome la richiesta d’acqua per l’agricoltura e l’industria è in aumento, risulta fondamentale sviluppare accordi per la condivisione dell’acqua, al fine di garantire un accesso equo a tutti gli utenti, tra i quali l’ambiente. Tali accordi richiederanno negoziazioni che superano i confini locali, regionali e nazionali e dovranno includere partecipanti che rappresentino tutte le parti interessate, come le comunità, i leader delle industrie, e gli scienziati. Queste discussioni potrebbero risultare complicate, ma non sono impossibili e contribuiranno a garantire a tutti un adeguato accesso all’acqua.
Attuazione dell’Agenda di Sviluppo delle Nazioni Unite Post-2015
Sono già stati fatti enormi progressi in vista del raggiungimento dell’SDG n°6. Le nazioni, dal momento in cui sono diventate più fiorenti, hanno intrapreso programmi per il miglioramento degli impianti di acqua potabile e reflua. Tuttavia, le sconcertanti statistiche inerenti il numero di persone che ancora non ha accesso ai servizi igienico-sanitari e all’acqua potabile, sottolineano come questo problema rimanga una delle più grandi sfide umanitarie.
Serve una leadership a tutti i livelli per attuare la riforma delle acque: all’interno delle famiglie, nelle municipalità e nei governi. Le soluzioni per fornire acqua potabile e servizi igienico-sanitari variano in base alle risorse disponibili, alla superficie dei paesi e alla scala dell’incremento desiderato. Vengono richieste strategie sia “dall’alto” sia “dal basso”. I miglioramenti “dall’alto verso il basso” della qualità dell’acqua e la distribuzione delle risorse idriche potrebbero sembrare come un obbligo, ma spesso vengono abbinate a maggiori risorse e forniscono il quadro legislativo necessario per lo sviluppo sostenibile. Dal momento in cui i villaggi e le comunità si assumono la responsabilità per la gestione delle risorse idriche e terreni di cui sono custodi, è auspicabile anche un miglioramento “dal basso verso l’alto”.
L’istruzione è il presupposto comune per il miglioramento della qualità dell’acqua. Il primo passo fondamentale per sensibilizzare e attuare il cambiamento nei paesi in via di sviluppo è l’educazione di donne e bambini di ogni famiglia, sui vantaggi derivanti dall’igiene e dai servizi igienico-sanitari. Per migliorare la qualità dell’acqua nei villaggi, paesi e città è necessaria l’ingegneria, ma anche la conoscenza degli stretti legami tra la qualità e la quantità dell’acqua, e la gestione del territorio. Nei paesi sviluppati dove sono presenti infrastrutture più moderne per il trattamento delle acque, il focus educativo dovrebbe essere proteso al miglioramento della sostenibilità dell’acqua e allo sviluppo di politiche necessarie per la riforma dell’acqua.
Nel mondo, l’utilizzo dell’acqua da parte dell’uomo è in relazione da una parte con i sistemi sociali dell’economia globalizzata, del commercio e dei capitali e dall’altra parte con i sistemi naturali del ciclo globale dell’acqua e nei sistemi climatici. Pertanto, l’uso dell’acqua a livello locale e regionale non può essere gestito in modo isolato. La responsabilità dei paesi sviluppati non è solo quella di fornire un aiuto finanziario, ma è anche quello di aiutare i paesi in via di sviluppo nella creazione di capitale umano, con le competenze necessarie per migliorare la qualità dell’acqua e servizi igienico-sanitari. I paesi sviluppati possono aiutare la ricerca e promuovere lo sviluppo di nuove tecnologie per il trattamento delle acque, fornendo soluzioni durature per la gestione delle acque. Occorre investire urgentemente tempo e risorse per lo sviluppo di punti d’uso a basso costo, sicuri e affidabili.
La riforma idrica deve includere il miglioramento della qualità dell’acqua attraverso la gestione controllata del territorio e la ripartizione dell’acqua tra diversi utenti. L’equa condivisione delle risorse idriche tra i consumatori, l’ambiente, l’industria e l’agricoltura risulta complessa e richiede un’energica amministrazione dell’acqua e della politica in modo da soddisfare le esigenze degli utenti sia a monte che a valle. Questo viene ulteriormente complicato dal fatto che i fiumi scorrono attraverso i confini locali, regionali e nazionali. I mercati di gestione idrica integrata sono uno strumento che permette di comprare e vendere acqua come una merce di scambio. Questa pratica non considera però l’acqua necessaria all’ambiente, che necessita di protezione attraverso la politica e la legislazione.
Conclusioni:
L’acqua sostiene la vita, ma l’acqua pulita e potabile definisce la civiltà. Il raggiungimento assicura un notevole miglioramento della qualità della vita e della longevità in alcuni dei paesi più poveri del mondo. Se si ammette che l’accesso all’acqua pulita e potabile è un diritto umano fondamentale, è responsabilità di tutti noi fornire l’istruzione necessaria, le infrastrutture e il sostegno al fine di garantire il successo nel raggiungimento dell’SDG n°6.
Articolo pubblicato su ONUITALIA.
Note
[1] Direttore del Centro di Ricerca sull’Acqua all’ Istituto dell’Ambiente, Scuola di Scienze Biologiche all’ Università di Adelaide, Australia
[2] Professore al Dipartimento di Scienze Biologiche, all’ Istituto Politecnico e Università Statale della Virginia, USA
Traguardi
6.1 Ottenere entro il 2030 l’accesso universale ed equo all’acqua potabile che sia sicura ed economica per tutti
6.2 Ottenere entro il 2030 l’accesso ad impianti sanitari e igienici adeguati ed equi per tutti e porre fine alla defecazione all’aperto, prestando particolare attenzione ai bisogni di donne e bambine e a chi si trova in situazioni di vulnerabilità
6.3 Migliorare entro il 2030 la qualità dell’acqua eliminando le discariche, riducendo l’inquinamento e il rilascio di prodotti chimici e scorie pericolose, dimezzando la quantità di acque reflue non trattate e aumentando considerevolmente il riciclaggio e il reimpiego sicuro a livello globale
6.4 Aumentare considerevolmente entro il 2030 l’efficienza nell’utilizzo dell’acqua in ogni settore e garantire approvvigionamenti e forniture sostenibili di acqua potabile, per affrontare la carenza idrica e ridurre in modo sostanzioso il numero di persone che ne subisce le conseguenze
6.5 Implementare entro il 2030 una gestione delle risorse idriche integrata a tutti i livelli, anche tramite la cooperazione transfrontaliera, in modo appropriato
6.6 Proteggere e risanare entro il 2030 gli ecosistemi legati all’acqua, comprese le montagne, le foreste, le paludi, i fiumi, le falde acquifere e i laghi
6.a Espandere entro il 2030 la cooperazione internazionale e il supporto per creare attività e programmi legati all’acqua e agli impianti igienici nei paesi in via di sviluppo, compresa la raccolta d’acqua, la desalinizzazione, l’efficienza idrica, il trattamento delle acque reflue e le tecnologie di riciclaggio e reimpiego
6.b Supportare e rafforzare la partecipazione delle comunità locali nel miglioramento della gestione dell’acqua e degli impianti igienici