Che cosa si intende per “comunità”?
«Una comunità è un insieme di individui che condividono uno stesso ambiente – sia esso fisico e/o tecnologico – formando un gruppo riconoscibile, unito da vincoli organizzativi, linguistici, religiosi, economici e da interessi comuni.
Con riferimento agli umani una comunità può indicare nel linguaggio comune una struttura organizzativa sociale, tipo un quartiere, un paese o una regione, comunque di estensione geografica limitata, in cui gli abitanti abbiano delle caratteristiche comuni.
In un senso più propriamente sociologico per l’appartenenza ad una comunità servono caratteristiche più forti, tali da creare un’identità degli appartenenti, tramite una storia comune, ideali condivisi, tradizioni e/o costumi. A volte è la lingua l’elemento più fortemente identificativo degli appartenenti ad una comunità. In questa accezione la parola comunità appare legata alle associazioni con qualche ideologia comune e può essere vista come un’estensione della famiglia. Una dimensione di vita comunitaria implica tipicamente la condivisione di un sistema di significati, come norme di comportamento, valori, religione, una storia comune, la produzione di artefatti.» Fonte Wikipedia.
Esistono altre forme di comunità che si stanno affermando, gli eco villaggi e comunità impegnate nella salvaguardia dei beni comuni, forme di co-housing.
Queste ultime si formano là dove ci siano singoli nuclei familiari indipendenti e autosufficienti che collaborano strettamente con gli altri. Si genera un luogo i cui abitanti siano legati da un sentimento di solidarietà e fiducia fra loro e di ospitalità e accoglienza verso gli altri. Un territorio accogliente, con persone che danno priorità al vivere insieme rispetto all’egocentrismo individuale, che sanno ascoltare gli altri, prendere decisioni “partecipate” e “consensuali”, che cercano la pace piuttosto che i conflitti, cercando di conciliare punti di vista differenti in una visione inclusiva, socialmente sostenibile. Un luogo simile, per la forte solidità delle famiglie, per la coesione e collaborazione fra le famiglie che lo compongono è ideale per ospitare e accogliere persone in difficoltà.
Ci si augura la moltiplicazione di comunità che abbiano come finalità la ricerca di un nuovo modello sociale e un nuovo stile di vita, con la capacità di mettere in discussione il proprio stile di vita alla ricerca di un modello più sobrio. Quartieri, villaggi, rioni, paesi che siano modelli di convivenza e di appartenenza, dove la moderazione nei consumi, la libera e volontaria condivisione delle risorse, il rispetto degli altri, la salvaguardia dei beni comuni, la ricerca della verità e della giustizia prendano forma e siano presi ad esempio dagli abitanti della terra.
Vivere in una comunità richiede delle condizioni, che qui sono elencate.
Fonte: Urbeto
Ci sono però molti vantaggi nel vivere in realtà come queste. In un’epoca che ha perso molte certezze, dove il sistema vacilla ed il futuro immediato è oscuro, avere rapporti di buon vicinato nel quartiere o nel villaggio è fondamentale per costruire quella solidarietà e unità nella diversità necessarie nell’affrontare le sfide quotidiane, nonché quelle in arrivo.
Un altro obiettivo di queste comunità è l’indipendenza, il più possibile, per la produzione agricola ed energetica. Se ciò si sposa con la sostenibilità ecologica diventano eco villaggi, eco paesi, eco città.
Va in questa direzione la scelta a livello europeo di favorire la transizione ecologica con le comunità dell’energia.
Leggiamo l’inizio del documento dell’ENEA.
«Riconoscersi in una comunità è il primo passo da compiere in
direzione un’etica di coabitazione pacifica con gli uomini e l’ambiente.
Figura: Dimensioni chiavi per lo sviluppo sostenibile. Fonte: le comunità energetiche in Italia – ENEA
La transizione verso modi di produzione e consumo più sostenibili è diventata una delle grandi sfide della contemporaneità. La fine del localismo energetico e l’affermarsi di una società high-carbon hanno determinato la geopolitica internazionale e generato instabilità, diseguaglianze e iniquità sociale.
Gli effetti di un modello sociale e economico dominato dal principio della massimizzazione del profitto “a qualsiasi costo” sono tangibili sull’ecosistema terrestre e sulle popolazioni. Il riscaldamento globale, il cambiamento climatico la perdita della biodiversità, le ingiustizie ambientali e sociali che spingono nuove
orde di “migranti climatici” ad abbandonare le terre d’origine, ci pongono dinanzi un profondo ripensamento del modo in cui governi, imprese, sistemi finanziari e individui interagiscono con il nostro pianeta.
Cogliendo le opportunità offerte dalle nuove tecnologie, i cittadini di tutto il mondo stanno già unendosi per riacquistare rilevanza nel settore energetico, attraverso azioni dirette e partecipate che mirano alla costruzione di una società più equa e sostenibile. Questa tendenza è in crescita. Infatti, in vista della
riduzione delle emissioni di carbonio nel settore elettrico prevista per il 2050, si stima che 264 milioni di cittadini dell’Unione Europea si uniranno al mercato dell’energia come prosumer, generando fino al 45% dell’elettricità rinnovabile complessiva del sistema.
Ma cosa s’intende per prosumer? Mutuato dall’inglese, il termine è utilizzato per riferirsi all’utente che non si limita al ruolo passivo di consumatore (consumer), ma partecipa attivamente alle diverse fasi del processo produttivo (producer). In pratica, il prosumer è colui che possiede un proprio impianto di produzione di energia, della quale ne consuma una parte. La rimanente quota di energia può essere immessa in rete, scambiata con i consumatori fisicamente prossimi al prosumer o anche accumulata in un apposito sistema e dunque restituita alle unità di consumo nel momento più opportuno. Pertanto, il prosumer è un protagonista attivo nella gestione dei flussi energetici, e può godere non solo di una relativa autonomia ma anche di benefici economici.
Figura: Prosumer (Produttore-Consumatore) Vs Consumer (Consumatore). Fonte: ENEA.
Le forme innovative di prosumption possono essere attuate attraverso le comunità energetiche (CE), ossia una coalizione di utenti che, tramite la volontaria adesione ad un contratto, collaborano con l’obiettivo di produrre, consumare e gestire l’energia attraverso uno più impianti energetici locali. Questo è un concetto ampio che identifica una varietà di esperienze comprendenti comunità di interessi e comunità di luogo che condividono lo sviluppo di un progetto per la produzione di energia rinnovabile e i benefici economici e sociali che ne derivano. Con le dovute distinzioni e differenze tra loro, le comunità energetiche sono tutte accomunate da uno stesso obiettivo: fornire energia rinnovabile a prezzi accessibili ai propri membri, piuttosto che dare la priorità al profitto economico come una società energetica tradizionale.
Decentramento e localizzazione della produzione energetica sono i principi su cui si fonda una comunità energetica che, attraverso il coinvolgimento di cittadini, attività commerciali e imprese del territorio, risulta in grado di produrre, consumare e scambiare energia in un’ottica di autoconsumo e collaborazione. Il concetto di autoconsumo si riferisce alla possibilità di consumare in loco l’energia elettrica prodotta da un impianto di generazione locale per far fronte ai propri fabbisogni energetici.
Produrre, immagazzinare e consumare energia elettrica nello stesso sito prodotta da un impianto di generazione locale permette al prosumer di contribuire attivamente alla transizione energetica e allo sviluppo sostenibile del Paese, favorendo l’efficienza energetica e promuovendo lo sviluppo delle fonti rinnovabili. Oggi l’autoconsumo può essere attuato non solo in forma individuale ma anche in forma collettiva all’interno di condomini o comunità energetiche locali.
L’aumento della generazione distribuita, soprattutto tramite la diffusione di sistemi fotovoltaici, rende rilevante l’integrazione della produzione e il consumo di energia all’interno di quartieri e distretti, all’interno di reti di media e bassa tensione.
Per consentire al sistema elettrico nazionale di funzionare in maniera ottimale, è necessario abbinare l’offerta di energia alla domanda di consumo. Una delle soluzioni per giungere tale obiettivo è sovrapporre la dimensione spaziale individuale a quella collettiva, ad esempio, facendo coincidere la produzione locale di energia con la domanda del circuito costituito da: casa, condominio e vicinato o
azienda-edificio/centro commerciale.
La figura di seguito illustra la conformazione di autoconsumo individuale, di autoconsumo collettivo condominiale e di autoconsumo collettivo attraverso comunità energetica, sotto la medesima cabina elettrica di bassa tensione.
In Italia, le due ultime tipologie (autoconsumo collettivo e comunità energetica) sono riconosciute legalmente dal 2020…» Fonte: ENEA
Figura. Le diverse tipologie di autoconsumo: individuale, collettivo e comunità energetica. Adattata da [CEER]. Fonte: ENEA.
Figura. Economia circolare e approccio collaborativo per i sistemi produttivi e territoriali. Fonte: le comunità energetiche in Italia – ENEA
Le comunità dell’energia sono in linea con l’obiettivo sostenibile 7 dell’Agenda 2030 dell’ONU, che sancisce il diritto all’energia per gli abitanti della Terra, prodotta dalle rinnovabili.
È un modo per combattere la povertà energetica, migliorando la disponibilità e l’accessibilità, ed abbassando i costi dell’energia.
La nascita e la diffusione delle comunità energetiche locali, tramite processi partecipativi incentrati sulla rigenerazione dell’economia locale, spingono verso una transizione di un nuovo sistema socio-energetico basato sulla produzione di energia da fonti rinnovabili e sull’uso di impianti locali di generazione di energia distribuita. Una modalità per ridurre la povertà energetica nel mondo.
Sono previsti benefici con l’Eco bonus. Ma al di là dei vantaggi fiscali sembra che sia una strada da percorrere per ricostruire un tessuto sociale che nei Paesi industrializzati nel tempo si è deteriorato.
Auguriamoci che queste opportunità delle comunità dell’energia siano colte e che si sviluppino in modo da favorire l’adizione di un nuovo paradigma economico, sociale, etico e ambientale. Siamo in una fase di transizione, di cambiamenti, di apprendimento. Si avverte la necessità di affrontare le emergenze globali con una visione sistemica, fondata sui valori e sugli insegnamenti universali.
——————————————————————
Foto di copertina: pubblicata su Comuneinfo