Le comunità energetiche rinnovabili (CER) sono uno strumento che l’Europa ha individuato per favorire la produzione di energia a livello locale con le rinnovabili. In Italia i decreti attuativi per realizzare CER sono usciti a gennaio 2024 e la possibilità di accedere agli incentivi economici sulla piattaforma del GSE è iniziata ad aprile dell’anno scorso. Ciò fa seguito ad un periodo sperimentale di due anni che ha visto la nascita di prime CER pilota. Grazie a questo periodo di sperimentazione sono stati modificati alcuni vincoli.
– Il limite di produzione di energia per un membro della Comunità è passato da 200kW ad 1 MW.
– La condizione per appartenere ad una CER di essere collegati alla stessa cabina di distribuzione è passata da secondaria a primaria.
La cabina primaria (CP) o cabina di alta tensione (CAT) è un impianto elettrico che ha la funzione di trasformare l’energia elettrica in ingresso ad alta tensione in energia a media tensione
Una cabina secondaria è un impianto elettrico di trasformazione dell’energia elettrica da media tensione (MT) a bassa tensione (BT). Pertanto la condizione di appartenere ad una stessa cabina primaria ha ampliato considerevolmente l’area geografica di pertinenza richiesta agli aderenti di una CER. Le cabine primarie in Italia sono oggi circa 2.107.
Vediamo più nello specifico le caratteristiche ed i vantaggi economici, sociali ed ambientali di una CER.
Una Comunità Energetica Rinnovabile è un’aggregazione di soggetti, cittadini, enti locali, imprese di piccole e medie dimensioni, all’interno di un perimetro geografico che si uniscono, in forma libera e su base volontaria, per condividere l’energia elettrica rinnovabile prodotta da impianti che utilizzano fonti rinnovabili.
L’obiettivo principale delle Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) è sviluppare un totale di 7 GW di impianti di energia rinnovabile in autoconsumo in Italia, promuovendo la condivisione dell’energia prodotta tra i membri della comunità. Questo obiettivo mira a sostenere la transizione verso un sistema energetico più sostenibile, decentralizzato e resiliente, oltre a fornire benefici ambientali, economici e sociali ai membri delle CER.
Il secondo obiettivo è ridurre le perdite del trasporto dell’energia su grandi distanze, con benefici economici da distribuire fra i gli aderenti alla CER.
La condivisione e lo scambio di energia “verde” avviene tramite la rete esistente. È una condivisione virtuale, riconosciuta e certificata dal Gestore Servizi Energetici (GSE). Non c’è la necessità di realizzare nuovi cavi di collegamento fra i soci di una CER.
Ciascun membro può decidere se essere un semplice consumatore passivo (consumer), o diventare anche produttore oltre che consumatore (prosumer), per soddisfare i propri fabbisogni e vendere al GSE l’energia non autoconsumata. Se ci sono membri della CER che istantaneamente consumano l’eccedenza il GSE riconosce un beneficio economico sia per il produttore che per il consumatore, per 20 anni, per ogni chilowattora prodotto a chilometro zero e consumato dai membri della CER. Tutta l’energia elettrica rinnovabile prodotta, ma non autoconsumata, resta nella disponibilità dei produttori ed è valorizzata a condizioni di mercato. Per tale energia è possibile richiedere al GSE l’accesso alle condizioni economiche del ritiro dedicato.
Per i Comuni piccoli, con popolazione inferiore a 5.000 abitanti, c’è un contributo a fondo perduto (PNRR) per nuovi impianti fotovoltaici o per potenziamento di impianti esistenti. La domanda da inoltrare al GSE scade il 30 novembre 2025. Il Ministro del MASE Gilberto Pichetto Fratin ha tuttavia annunciato che c’è una trattativa in corso con l’Unione Europea per estendere la richiesta del contributo a fondo da parte di tutti coloro che risiedono in Comuni con popolazione fino a 30.000 abitanti. Tutto ciò proprio per favorire lo sviluppo delle CER e la produzione di energia con le rinnovabili.
La CER ha necessità di una veste giuridica, che può essere un’associazione, una ETS, una cooperativa, una fondazione. Nello statuto la norma impone di destinare una quota a supporto dei cittadini che sono in condizioni di povertà energetica, non in grado di pagare le bollette dell’energia.
Entrando in una CER si continua a pagare l’intero importo delle bollette dei propri gestori, ma ogni sei mesi o una volta all’anno c’è un contributo da parte del GSE sull’energia verde scambiata e consumata fra i soci che arriva direttamente sul conto corrente. Ciò significa un risparmio, sia per le aziende che per i privati, che per enti ed istituzioni.
Un privato, un semplice consumatore, tradizionalmente per voler risparmiare accende la lavastoviglie o la lavatrice la sera o i giorni festivi perché nelle fasce F2 ed F3 l’energia costa meno. In una comunità energetica si cambiano abitudini, si cerca di consumare energia quando c’è produzione, anzi, sovrapproduzione di energia. Chi ha già un impianto fotovoltaico lo fa già: privilegia i consumi nella fascia di produzione fotovoltaica beneficiando di una diminuzione dei costi in bolletta.
Le CER sono inclusive e non esclusive. Possono entrare istituzioni, enti religiosi, enti del terzo settore, piccole e medie imprese, professionisti, privati. Gli unici soggetti esclusi sono le grandi imprese e quelle che producono energia.
Oltre agli impianti fotovoltaici può essere inserito nelle CER qualunque tipo di impianto rinnovabile, idroelettrico, eolico, biogas, biomasse solide, ecc…
Non c’è necessità di cambiare gestore di energia e gas. Chi fa parte di una CER ha piena libertà di poter agire come meglio ritiene. Non ci sono costi occulti. È uno dei pochi strumenti che abbiamo per fare del bene al territorio e nell’ottica dell’economia circolare.
Le CER favoriscono l’indipendenza energetica, garantiscono almeno parzialmente sicurezza negli approvvigionamenti e sono un riparo per le speculazione sui costi dell’energia e del gas.
Far parte di una comunità energetica è un valore aggiunto per la comunicazione ed il marketing di un’azienda. Si aprono possibilità, per chi ha superfici superiori alle proprie necessità, per produrre energia con il fotovoltaico per la comunità, per i propri dipendenti, favorendo così lo sviluppo della CER. Ci sarà sempre necessità di energia e non si intravedono riduzioni dei costi sul mercato a breve-medio termine. La realizzazione di un impianto FV è un investimento che si ripaga da sé, in tempi più ristretti per privati ed aziende appartenenti ad una CER.
A Pescia, a settembre 2024 è nata una CER: Città dei Fiori. Essa può estendersi ai Comuni della Provincia di Pistoia ed oltre. È una primizia, una delle prime in Italia, un’eccellenza per il nostro territorio. Come forma giuridica è stata scelta quella dell’associazione senza fini di lucro. La quota associativa è di 10,00 euro all’anno.
Non è facile creare una CER per la burocrazia, per gli investimenti e per le competenze necessarie di chi la realizza. Città dei Fiori è stata creata da un’azienda privata, AMTEK Group.
Recentemente è stata presentata ad un incontro sulle CER del territorio presso la Camera di Commercio di Pistoia, nell’ambito di un evento itinerante nelle città toscane, il Roadshow delle CER..
Il presidente è Antonio Melissano, imprenditore nel settore delle Energie Rinnovabili ed Energy Manager dal 2001. Questa CER ha tutte le potenzialità per crescere e svilupparsi sul territorio nazionale.
Antonio Melissano, presidente di AMTEK Group, a sinistra, intervistato.
Per informazioni: CER Città dei Fiori, Via degli Orti, 5A – Pescia, tel. 800004404, info@cercittadeifiori, https://www.cercittadeifiori.it/