Nel dibattito sulla terza via e su come raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030, in modo particolare come debellare la fame e la povertà, è interessante leggere un discorso pubblico ai capi socialisti e sindacalisti che fu fatto a Montreal, Canada, il 3 settembre 1912, in Coronation Hall, da parte di ‘Abdu’l-Bahá (1844 – 1921).
«Sembra che tutte le creature possano esistere da sole. Per esempio un albero può vivere in solitudine in una prateria, in una valle o sulle pendici di una montagna. Un animale in cima a un monte o un uccello che si libra nell’aria possono condurre una vita solitaria. Non hanno bisogno di cooperazione o solidarietà. Questi esseri animati godono di massimo conforto e felicità vivendo la loro vita in solitudine.
Al contrario l’uomo non può vivere da solo. Ha bisogno di continua cooperazione e di aiuto reciproco. Per esempio chi vive nella natura selvaggia prima o poi muore di fame. Non potrà mai, singolarmente e da solo, provvedere a tutte le proprie necessità vitali. Quindi ha bisogno di cooperazione e reciprocità. Il mistero di questo fenomeno, la sua causa, è questa: l’umanità è stata creata da una sola origine, si è diramata da un’unica famiglia. Quindi, in realtà, tutta l’umanità è una famiglia. Dio non ha creato alcuna differenza. Egli ha creato tutti come un’unità, cosicché questa famiglia potesse vivere in perfetta felicità e benessere.
Quanto alla reciprocità e alla cooperazione, ciascun membro della società dovrebbe vivere nel massimo conforto e benessere, perché ogni singolo membro dell’umanità è un membro della società e se un membro soffre o è afflitto da una malattia, inevitabilmente tutti gli altri membri ne soffrono. Per esempio, l’occhio è un organo dell’organismo umano. Se l’occhio si ammala, questo influenza tutto il sistema nervoso. Quindi se un membro della società si ammala, per effetto dei rapporti empatici, tutti condividono quell’afflizione, poiché egli è un membro del gruppo, una parte del tutto. È possibile che un membro o parte soffra mentre gli altri sono a loro agio? È impossibile. Quindi Dio ha desiderato che nella società umana, ognuno goda di perfetto benessere e comodità.
Benché la società non sia altro che una famiglia, tuttavia, per la mancanza di rapporti armoniosi, alcuni membri stanno bene e altri versano nella miseria più nera. Alcuni sono sazi, altri affamati. Alcuni indossano costosissime vesti, alcune famiglie non hanno né cibo né casa. Perché? Perché in questa famiglia mancano la reciprocità e la simmetria necessarie. Questa famiglia non è ben organizzata, non vive secondo una legge perfetta. Tutte le sue leggi non sono in grado di assicurare la felicità. Non offrono comodità. È dunque necessario dare a questa famiglia una legge grazie alla quale tutti i suoi membri godano di pari benessere e felicità.
È possibile che un membro della famiglia viva in estrema miseria e povertà, mentre gli altri conducono una vita agiata? È impossibile, a meno che questi componenti della famiglia non siano insensibili, spenti, inospitali, ostili. In tal caso direbbero: «Questi membri appartengono alla nostra famiglia, ma lasciamoli stare. Pensiamo a noi stessi. Lasciamoli morire. Finché vivo nell’agio, sono rispettato e felice, lasciamo pure che questo mio fratello muoia. Se è in miseria, ci resti. Se è affamato, rimanga tale, io sono soddisfatto. Se non ha indumenti, lasciamolo com’è, purché io ne abbia. Se non ha un tetto, una dimora, lasciamolo all’addiaccio, purché io ne abbia uno».
Questa estrema indifferenza nella famiglia umana è dovuta alla mancanza di controllo, all’assenza di una legge operante e alla mancanza di bontà al suo interno. Se fosse stata mostrata gentilezza verso i suoi membri, sicuramente tutti i componenti di questa famiglia sarebbero vissuti comodi e felici.
Bahá’u’lláh ha dato istruzioni riguardo ogni questione che l’umanità deve affrontare. Ha fornito insegnamenti e regole per ogni problema contro il quale l’uomo sta lottando. Tra questi insegnamenti, ce ne sono alcuni relativi alla questione economica, per permettere a tutti i membri della società di godere di grande felicità, conforto e benessere, applicando questi insegnamenti, senza arrecare alcun danno all’ordine generale delle cose o sovvertirlo. Quindi non ci saranno né divergenze, né dissensi. Non ci saranno sedizioni o lotte. La soluzione è questa.
Il primo e il più importante principio è che tutti i membri della società abbiano accesso alle più grandi conquiste del mondo dell’umanità. Ognuno di essi deve vivere nel massimo benessere. Per risolvere questo problema dobbiamo incominciare dall’agricoltore. In questo modo porremo le basi di un sistema e di un ordine, perché la classe contadina e agricola supera le altre per
l’importanza del suo servizio. In ogni villaggio si dovrà istituire un fondo generale che avrà una serie di introiti.
Il primo introito sarà costituito dalle decime o tributi.
Il secondo [proverrà] dal bestiame.
Il terzo dai minerali, cioè per ogni miniera prevista o scoperta, un terzo del prodotto sarà devoluto a questo fondo comune.
Il quarto è il seguente: se qualcuno muore senza lasciare eredi, tutta l’eredità andrà al fondo.
Quinto: se nel territorio si trova un tesoro, esso sarà trasferito al fondo generale.
Tutti questi introiti saranno raccolti in questo fondo.
Quanto al primo: le decime o tributi. Consideriamo un agricoltore, uno dei contadini. Esaminiamo le sue entrate. Troviamo, per esempio, quali sono le sue entrate annuali e quali le sue spese. Ora, se le sue entrate sono pari alle sue spese, non gli sarà prelevato nulla. Cioè non sarà soggetto ad alcun tipo di tassazione, dato che ha bisogno di tutto il suo introito. Un altro agricoltore potrebbe avere, diciamo, fino a un migliaio di dollari di spese e le sue entrate potrebbero ammontare a duemila dollari. In questo caso gliene sarà chiesto un decimo, perché ha un’eccedenza. Ma se incassa diecimila dollari e ne spende mille o se incassa ventimila dollari, dovrà pagare le tasse per un quarto dell’incasso. Se l’incasso è di centomila dollari e le spese di cinquemila, dovrà pagarne un terzo, perché c’è ancora un’eccedenza, dato che le spese ammontano a cinquemila e le entrate a centomila. Se paga, diciamo, trentacinquemila dollari oltre ai cinquemila dollari di spese, gli rimangono ancora sessantamila dollari. Ma se le sue spese sono diecimila e l’incasso duecentomila, deve darne esattamente la metà, perché, in quel caso, la somma rimasta sarà novantamila. Questa scala determinerà l’assegnazione delle tasse. Tutto il gettito proveniente da queste entrate andrà al fondo generale.
Poi si devono tenere in considerazione alcune emergenze come segue: per esempio, un agricoltore che debba sostenere una spesa di diecimila dollari e che ne incassi solo cinquemila dovrà ricevere dal fondo il denaro necessario. Gli saranno assegnati cinquemila dollari, in modo che non si trovi nel bisogno.
Inoltre si dovrà provvedere agli orfani, le cui spese saranno coperte per intero. I disabili del villaggio: le loro spese saranno pagate per intero. Gli indigenti del villaggio: si sosterranno tutte le loro spese. E gli altri membri che siano inabili per validi motivi – i ciechi, gli anziani, i sordi – ci si deve occupare del loro benessere. Nel villaggio nessuno rimarrà nel bisogno. Tutti vivranno nel massimo benessere e prosperità. Non ci saranno fazioni che attacchino l’ordine generale del corpo sociale.
Quindi, le spese o le uscite del fondo generale sono state ora chiarite e le sue attività sono state mostrate. Le entrate del fondo generale sono state spiegate. Le comunità di tutti i villaggi eleggeranno alcuni fiduciari per gestire queste transazioni. Si provvederà agli agricoltori e se, dopo aver sostenuto tutte le spese, nel fondo c’è ancora un’eccedenza, essa dovrà essere trasferita alla tesoreria nazionale.
Questo sistema è organizzato in modo tale che nel villaggio i più poveri conducano una vita confortevole, gli orfani vivano felicemente e bene. In una parola nessuno sarà lasciato nella povertà. Ogni singolo membro della società vivrà, così, agiatamente e bene.
Per le città più grandi, naturalmente, ci sarà un sistema su più larga scala. Se dovessi esaminare quella soluzione i dettagli sarebbero interminabili.
Il risultato di questo [sistema] sarà che ogni membro della società vivrà molto confortevolmente e felicemente senza nessun obbligo nei confronti di alcuno. Tuttavia, i gradi saranno preservati perché nel mondo umano devono esistere diversi livelli. La società può essere paragonata a un esercito. Questo esercito deve avere un generale, un sergente, un maresciallo e la fanteria; nondimeno ognuno di loro deve godere del più grande benessere e agio.
Dio non è parziale e non fa preferenze tra le persone. Egli ha provveduto a tutti. Il raccolto arriva per tutti. La pioggia cade su tutti e il calore del sole è destinato a riscaldare tutti. La vegetazione della terra è per tutti. Quindi ci devono essere la più grande felicità, il massimo conforto e il più pieno benessere per tutta l’umanità.
Ma se le condizioni sono tali per cui alcuni vivono felici e agiati e altri in miseria, alcuni accumulano ricchezze smisurate e altri sono in estrema povertà, in questo sistema è impossibile che l’uomo sia felice e ottenga il beneplacito di Dio. Dio è gentile con tutti. Il beneplacito di Dio si manifesta nel benessere di tutti i singoli membri dell’umanità.
Una notte un re persiano si trovava nel suo palazzo, dove viveva nel conforto e nel lusso più estremo. Era così contento e gioioso che si rivolse a un uomo dicendo: «Questo è il momento più felice della mia vita. Sia lode a Dio, la prosperità è evidente dappertutto e la fortuna mi arride! Le mie casse sono piene e l’esercito è ben tenuto. I miei palazzi sono numerosi, la mia terra non ha confini, la mia famiglia è ricca; il mio onore e la mia sovranità sono grandi. Che cosa posso volere di più?».
Il poveruomo, alla porta del palazzo, rispose dicendo: «O buon re! Visto che sei felice da ogni punto di vista, libero da qualsiasi cura e tristezza, non sei preoccupato per noi? Dici che, per quanto ti riguarda, non hai pensieri, ma pensi mai ai poveri nella tua terra? È giusto che tu sia così ricco e noi in così estrema indigenza? Visti i nostri bisogni e le nostre tribolazioni, come puoi stare tranquillo nel tuo palazzo, come puoi dire di essere libero da affanni e dolori? Come regnante non dovresti essere così egoista da pensare solo a te stesso, dovresti pensare anche ai tuoi sudditi. Quando staremo bene noi, allora starai bene anche tu. Se noi siamo in miseria, come puoi tu, il re, essere felice?».
Ciò significa che tutti abitiamo sullo stesso pianeta terra. In realtà siamo una famiglia e ognuno di noi è membro di questa famiglia. Dobbiamo tutti vivere nel più grande benessere e nella massima felicità, protetti da regole e leggi giuste, che siano in accordo con il compiacimento di Dio, così da renderci felici, perché questa vita è fuggevole.
Se l’uomo dovesse pensare solo a se stesso, non sarebbe altro che un animale, perché solo gli animali sono così egoisti. Se tu portassi mille pecore al pozzo per ucciderne novecentonovantanove, la pecora sopravvissuta continuerebbe a brucare, senza pensare alle altre, senza essere affatto turbata dalla loro perdita e senza interessarsi del fatto che il suo gregge è venuto a mancare, o è perito, o è stato ucciso. Badare solo a se stessi è quindi una propensione degli animali. L’inclinazione verso una vita solitaria e isolata è tipica degli animali, come lo è la tendenza a curarsi del proprio benessere. Ma l’uomo è stato creato per essere un uomo, per essere giusto, equo, misericordioso, gentile con tutti i suoi simili, senza mai volere il proprio benessere mentre gli altri sono nell’infelicità e nel dolore. Questa è una qualità dell’animale, non dell’uomo. Invece l’uomo deve essere disposto ad accettare di soffrire perché altri possa godere della ricchezza, deve accettare con gioia le proprie difficoltà perché il suo prossimo possa vivere prospero e felice. Questa è la qualità dell’uomo. Questo è degno di un uomo. Altrimenti un uomo non è uomo, è meno di un animale.
L’uomo che pensa solo a se stesso e non agli altri è sicuramente inferiore all’animale, perché l’animale non ha la facoltà della ragione. L’animale è giustificato, ma l’uomo ha la ragione, la facoltà della giustizia e della misericordia. Avendo tutte queste facoltà, egli non le deve lasciare inutilizzate. Chi ha il cuore così duro da pensare solo al proprio benessere non può essere chiamato uomo.
Uomo è colui che dimentica i propri interessi per amore degli altri. Egli rinuncia al proprio benessere per il bene di tutti. Anzi, deve essere disposto a sacrificare la vita per quella dell’umanità. Quest’uomo è l’onore del mondo dell’umanità. Quest’uomo è la gloria del mondo dell’umanità. Quest’uomo è colui che ottiene la benedizione eterna. Quest’uomo è vicino alla soglia di Dio. Quest’uomo è la vera manifestazione della felicità eterna. Altrimenti gli uomini sono come animali, esibendo le stesse tendenze e inclinazioni del mondo animale. Che differenza c’è? Quali prerogative? Quali perfezioni? Assolutamente nessuna! Gli animali sono persino migliori, pensano solo a se stessi e ignorano i bisogni degli altri.
Considerate come tutti i più grandi uomini del mondo, tra i profeti o i filosofi, abbiano dimenticato il proprio benessere,
abbiano sacrificato il proprio piacere per il benessere dell’umanità. Hanno sacrificato la vita per la società. Hanno sacrificato le ricchezze per il bene di tutti. Hanno rinunciato all’onore per quello dell’umanità. Pertanto è evidente che questa è la più grande conquista del mondo dell’umanità.
Chiediamo a Dio di dotare le anime umane di giustizia, così che siano eque e si sforzino di pensare al benessere di tutti, così che ogni membro dell’umanità viva la propria vita nella massima comodità e prosperità. Allora questo mondo materiale diventerà il vero paradiso del Regno, questa terra costituita da elementi sarà in uno stato paradisiaco e tutti i servitori di Dio vivranno oltremodo gioiosi, appagati e felici. Dobbiamo tutti sforzarci e concentrare i nostri pensieri per far sì che questa felicità vada al mondo dell’umanità.
La questione sociale è molto importante. Non sarà risolta dagli scioperi per i salari. Tutti i governi del mondo devono unirsi e organizzare un’assemblea di membri da eleggere tra i parlamenti e tra i nobili delle nazioni. Essi devono pianificare con estrema saggezza e autorità, cosicché i capitalisti non subiscano enormi perdite e i lavoratori non si impoveriscano. Dovranno legiferare con la massima moderazione, poi annunciare alla comunità che i diritti dei lavoratori devono essere energicamente preservati. Anche i diritti dei capitalisti devono essere protetti. Quando questo piano generale sarà adottato per volontà di entrambe le parti, dovesse esserci uno sciopero, tutti i governi del mondo devono opporvisi collettivamente. Diversamente, il problema del lavoro porterà molta distruzione, specialmente in Europa. Succederanno cose terribili.
Per esempio, i proprietari di immobili, di miniere e di fabbriche devono condividere le entrate con i loro dipendenti e dare ai lavoratori una percentuale equa dei loro introiti, così che questi ultimi ricevano, oltre al salario, una parte delle entrate della fabbrica, in modo che il dipendente si impegni al massimo nel lavoro.
In futuro non rimarranno consorzi monopolistici. Saranno spazzati via completamente. Ogni fabbrica che abbia diecimila azioni ne darà duemila ai dipendenti, intestandole a loro nome, perché le tengano. Il resto apparterrà ai capitalisti. Poi alla fine del mese o dell’anno tutto il guadagno, dopo averne detratto le spese e i salari, sarà diviso tra tutti in base al numero delle azioni. In realtà, finora è stata fatta una grande ingiustizia alla gente comune. Si devono varare delle leggi, perché è impossibile che i lavoratori siano soddisfatti dell’attuale sistema. Sciopereranno ogni mese e ogni anno. Alla fine i capitalisti perderanno. Nei tempi antichi ci fu uno sciopero tra i soldati turchi. Dissero al governo: «Le nostre paghe sono molto misere e devono essere aumentate». Il governo fu costretto a cedere alle loro richieste. Poco dopo essi scioperarono di nuovo. Alla fine tutte le entrate andarono nelle tasche dei soldati fino al punto che uccisero il re dicendo: «Perché non hai aumentato gli introiti in modo che potessimo ricevere di più?».
È impossibile che un Paese viva bene senza leggi. Per risolvere questo problema, si devono emanare leggi rigorose, che tutti i governi del mondo tutelino.
Secondo i principi bolscevichi l’uguaglianza è imposta con la forza. Le masse che si contrappongono agli alti ranghi e alla classe ricca desiderano partecipare ai loro vantaggi.
Ma negli insegnamenti divini l’uguaglianza è realizzata grazie a una pronta disponibilità a dividere. Quanto alle ricchezze, è disposto che i ricchi tra la gente e gli aristocratici si facciano carico dei poveri, di loro spontanea volontà e per la propria felicità. Questa uguaglianza è il frutto delle sublimi qualità e dei nobili attributi dell’umanità.»
Tratto da La promulgazione della pace universale, Casa Editrice Bahá’í.