Filosofia
In questo periodo di grande confusione, di violenza e di rischi a breve – medio termine, è necessario cercare ciò che ci unisce, piuttosto che ciò che ci divide. Occorre anche allenare la mente a individuare il positivo nelle cose per riscoprire il valore della vera amicizia fra persone, popoli, nazioni, religioni. Per far emergere dall’attuale stato dell’Umanità una civiltà mondiale, armoniosamente unita, che tuteli il principio della sicurezza collettiva, nonché un sano ed equilibrato sviluppo materiale e spirituale, bisogna individuare un nuovo paradigma di riferimento, con i giusti percorsi e punti di forza sui quali fare leva.
Giorno dopo giorno vediamo crescere e svilupparsi una società sempre più interconnessa e interdipendente. Questa Umanità, che vediamo ancora immatura, ha bisogno di intraprendere un sano percorso educativo per manifestare talenti e qualità rispondenti ai bisogni della nostra epoca.
Di chi sono le idee?
Ogni essere è unico e irripetibile. Tale patrimonio ha permesso all’umanità di crescere ed evolversi. Il mondo è andato avanti grazie ai sogni e alle idee che nel tempo si affermano, si affinano, progrediscono. Un tempo il “mondo delle idee” era quello confinato esclusivamente all’essere e alla dialettica.
Nella storia della filosofia, Zenone di Elea fu l’iniziatore della dialettica intesa come arte della confutazione delle tesi dell’avversario. I Sofisti adoperarono tale tecnica con un intento relativistico e nichilistico. Con Socrate, la dialettica acquisisce una funzione positiva all’interno del dialogo, capace di demolire i falsi saperi; in Platone, la dialettica trova un posto d’onore. Se l’Essere e il mondo delle idee costituiscono un tessuto di rapporti possibili, la suprema scienza delle idee, che Platone chiama dialettica, consisterà nello stabilire la mappa di queste relazioni, cioè nel determinare quali idee si connettono e quali no. La dialettica platonica è la scienza delle idee che si identifica con la filosofia stessa, concepita come processo mentale che si sviluppa attraverso domande e risposte.
Chi interroga? Chi risponde? «Quello che viene pensato è vero o non è vero?». È l’eterno dilemma. Quando si riflette su un problema o su un tema, ci consultiamo con qualcosa che risiede nell’interiorità. Si può essere indecisi nel prendere una decisione difficile, ma chi si sta consultando? Chi c’è dentro di noi così abile da risolvere la questione che inquieta? Questa sorta di confidente ha le caratteristiche di qualcuno distinto dall’“io”, un “Sé” più consapevole e saggio e che va oltre l’intelletto, perché fornisce intuizioni che non sono frutto di ragionamenti razionali. Come sviluppare meglio questo dialogo, questa facoltà di comunicazione e di ispirazione dell’essere umano? Il primo passo è analizzare tutti i dati di un problema, con il metodo e gli strumenti conoscitivi insegnati e utilizzati dalla scienza. Terminata la fase di acquisizione dei dati in ingresso e dopo aver cercato di analizzare il problema da tutti i possibili punti di vista, in consultazione con esperti, generalmente il non riuscire a trovare la soluzione al problema procura ansia, una “tensione” interiore. Come uscire da questa condizione? Nella storia della scienza delle idee sono stati dati suggerimenti in proposito, si dice di orientare la ricerca al mondo spirituale, intendendo per spirito la “forza”, ciò che dà vita e guida l’evoluzione. Da qui l’importanza della meditazione, della preghiera, del porsi in un atteggiamento di ascolto alle indicazioni provenienti dal Sé e dalle Manifestazioni dell’Essere. Nasce così una nuova scuola di pensiero basata sulla scienza delle idee, che abbraccia sia l’essere che la realtà fenomenica attraverso il metodo della ricerca, libera da pregiudizi di qualsiasi tipo.
Sorge però un nuovo problema: “A chi appartengono le idee?” Sulla copertina della edizione italiana di Technology Review, anno XVII, agosto 2005, , la rivista del prestigioso Massachusetts Institute of Technology (MIT), compariva la foto della statua di un uomo in atteggiamento pensieroso su alcune possibili risposte proprio a questa fondamentale domanda:
«A chi le usa?»
«A chi le crea?»
«Non a Microsoft!».
«È una questione complessa!»
Non è affatto banale rispondere a questa domanda; tutti rivendicano la proprietà delle idee, la titolarità, il merito, i diritti per poter accedere ai benefici economici di brevetti, royalty, copyright, ecc…
L’argomento è ogni tanto di dominio pubblico per alcune questioni legate ai monopoli e agli imperi che si sono sviluppati in virtù dei diritti di proprietà sui sistemi informatici, nati da “idee”. La rivista chiamava in causa direttamente la Microsoft, per la rivendicazione della proprietà del produttore e quella degli utenti – consumatori. Lawerence Lessig sosteneva che “La proprietà delle idee è di tutti. Le nuove tecnologie ci costringono a prendere delle decisioni importanti sul nostro modo di usare libri, musica, software e altri prodotti culturali. Vogliamo realmente renderne libera la circolazione?”.(“Technology Review”, N°5, settembre – ottobre 2005)
Pur non entrando nelle questioni giuridiche e nei processi in corso (perché non è questa la sede e perché non sarebbe corretto esprimere un giudizio, scavalcando coloro che sono preposti a giudicare sulle questioni legali), tuttavia si registra un fatto evidente. Si sta diffondendo l’opinione fra la gente che le idee non siano esclusiva proprietà del produttore.
Nel mondo dell’informatica sono nati Wikipedia, l’enciclopedia libera on line, scritta da persone che desiderano dare apporti, e Linux, la piattaforma operativa libera, che gli esperti di informatica di tutto il mondo possono sviluppare. Sono due esempi straordinari, perché ci sono persone che si uniscono nelle conoscenze e nelle abilità per produrre qualcosa di usufruibile da tutto il popolo di Internet, composto da milioni di utenti sparsi in tutto il mondo. Non solo: ogni giorno nascono nuovi siti in cui sono esposti documenti scaricabili. Si sta affermando il concetto di libero accesso alla conoscenza, svincolata dal concetto di proprietà, grazie alla tecnologia e alla buona volontà dei cittadini del mondo. Una vera rivoluzione, perché i produttori sono a loro volta utilizzatori e di conseguenza sfuma perfino la loro distinzione fra creatori e utenti.
Sta passando il concetto di “idee senza frontiere”, ovvero che le idee sono patrimonio di tutta l’umanità…
Ciò che viene in mente è vero o no?
Siamo sempre in cerca di qualcosa, la ricerca è un po’ il “sale” della vita. In ogni ricerca c’è un soggetto, colui che cerca, e l’oggetto, ciò che viene cercato. Una delle caratteristiche o qualità più importanti dell’uomo è proprio lo spirito della ricerca. Può essere:
a) Ricerca della felicità.
b) Ricerca spirituale e religiosa.
c) Ricerca della verità.
d) Ricerca della giustizia.
e) Ricerca dell’energia.
f) Ricerca dei segreti della natura.
g) Ricerca della scienza.
h) Ricerca dell’unità sociale.
i) Ricerca di un lavoro per la propria realizzazione.
l) Ricerca della salute.
… ecc…
a) La ricerca della felicità spesso è rivolta verso cose effimere e transitorie, che non sono veramente appaganti. Da qui l’insorgenza di un certo disagio, il sintomo che “manca” qualcosa. La spinta a cercare è il sintomo, d’altro canto, che c’è qualcosa da trovare, che in qualche modo esercita una forza attrattiva.
b) La ricerca spirituale conduce a scoprire il carattere universale dei messaggi religiosi; la vera missione dei fondatori delle religioni rivelate; l’unicità della Fonte Divina, la Parola di Dio, il Verbo che ritorna per far avanzare una civiltà in continuo progresso.
c) La ricerca della verità è necessaria per arrivare alla realtà delle cose, per superare i pregiudizi. Il metodo scientifico insegna il rigore nella ricerca delle fonti.
d) La ricerca della giustizia nella quotidianità, nelle relazioni, nelle istituzioni, nel mondo civile è fondamentale per costruire una civiltà mondiale armoniosamente unita.
e) La ricerca di fonti di energia rinnovabili a basso impatto ambientale è necessaria non solo per ridurre l’inquinamento prodotto da quelle fossili, ma anche perché in questo secolo finiranno petrolio, metano, carbone e uranio U235. L’uranio usato oggi come fonte di energia è l’U235 che è soltanto ~ 0.7% dell’uranio naturale. Usando anche il resto (essenzialmente U238 che oggi viene impiegato, per esempio, per fabbricare proiettili anticarro) ed il Torio si potrebbe portare la riserva di energia nucleare a qualche migliaio di anni. Per questo bisognerebbe ricorrere a congegni che, o non sono graditi per la loro tecnologia al limite della sicurezza (reattori veloci) oppure ancora in fase concettuale (reattori ibridi fusione – fissione).
La ricerca dovrebbe essere indirizzata in due direzioni: verso nuove fonti a basso impatto ambientale e verso l’ottimizzazione di quelle esistenti, migliorandone l’efficienza. Siamo ancora all’età della pietra nel campo del risparmio energetico, del riciclaggio e nell’applicazione di fonti rinnovabili.
f) g) l) La ricerca dei segreti della natura e della scienza dell’infinitamente piccolo e dell’infinitamente grande ha determinato le grandi conquiste delle quali siamo testimoni.
h) La ricerca dell’unità sociale si è spinta verso processi di unificazione piuttosto che di vera unità nel rispetto della diversità.
In generale una ricerca deve essere libera e personale. Unendo le menti nella ricerca aumentano le capacità, come succede nel mondo dei computer.
La spinta alla ricerca può essere frutto di una decisione consapevole, la conseguenza di un evento traumatico, la condizione necessaria per sopravvivere, un percorso iniziato su libri o in viaggi all’estero, oppure effetto di un evento di portata collettiva, come un crack economico o un disastro ambientale.
L’antico detto “Chi cerca, trova” è ancora valido e ognuno può sperimentarlo e permettere all’umanità di goderne.
Esiste però un metodo nella ricerca? Dove indirizzarla? Quali i punti di riferimento? Nella ricerca della verità esistono quattro criteri della conoscenza disponibili:
1) sensi;
2) intelletto;
3) intuizione o ispirazione;
4) sacre scritture o tradizione.
Tali criteri, presi singolarmente, sono limitati nelle possibilità e fallibili nei risultati, per cui nella ricerca della conoscenza è preferibile cercare di utilizzarli tutti contemporaneamente.
1) I sensi sono importanti, la vista e l’udito sono i nostri principali strumenti di conoscenza. Tuttavia non si può fare affidamento solo su ciò che è percepibile ai sensi, perché ci possono trarre in inganno. I miraggi nel deserto sono un classico esempio di abbaglio.
2) L’intelletto è fondamentale perché permette di concepire la realtà e l’astratto. Anche in questo caso non si può fare affidamento solo su ciò che è logico, ammissibile e comprensibile alla ragione oppure è frutto di estrapolazione o astrazione. I modelli rappresentativi della realtà fisica sono pur sempre approssimazioni create dall’uomo e quindi hanno dei limiti intrinseci. Si basano su principi fisici generali che valgono finchè non si trova un’esperienza che dimostri il contrario. L’intelletto apprende per processi deduttivi e induttivi. La teoria geocentrica era frutto dell’intelletto ed è stata confutata dopo molti secoli. Le opinioni spesso sono discordanti e anche questo dimostra che l’intelletto preso da solo non è uno strumento sufficiente nell’approccio della ricerca. La verità non sta sempre dalla parte della maggioranza (il geocentrismo è caduto con l’evidenza sperimentale, non perché è diventata opinione diffusa). Le contraddizioni si moltiplicano se l’intelletto si basa solo su dati provenienti da cognizioni materiali, ignorando la visione d’insieme e le conoscenze della realtà spirituale. L’uomo ha l’esclusiva capacità di conoscere anche la realtà spirituale, attraverso gli altri due strumenti in suo possesso: l’intuizione e le sacre scritture.
3) L’intuizione o ispirazione è istantanea, una conoscenza che si manifesta in modo “folgorante” (simboleggiata nei fumetti da un lampo), non è frutto di una elaborazione mentale con processi cognitivi deduttivi – induttivi . Non è a comando, però si può favorire attraverso un’adeguata educazione. L’ispirazione è la facoltà della meditazione oppure di accedere a delle conoscenze con modalità diverse dal ragionamento o dalla conoscenza sensoriale. Si racconta che Einstein abbia concepito la Teoria della Relatività in sogno. La facoltà della meditazione si può indirizzare indifferentemente sia sulla realtà materiale che su quella spirituale, riflette (riflessione o meditazione sono infatti sinonimi) come uno specchio l’immagine verso la quale si volge. Anche in questo caso la sola facoltà della meditazione non è sufficiente come strumento di indagine, perché per distinguere la realtà dal sogno o dalla fantasia, il tutto si deve analizzare anche con gli altri metodi e criteri.
4) Le sacre scritture non sono molto note. Spesso ci si rivolge a “esperti” per chiedere delucidazioni sulle questioni più varie. Non sono oggetto di studio sistematico da parte della popolazione. Ciò comporta una non conoscenza diffusa dei testi sacri. Spesso e volentieri si antepone lo studio di opere scritte da esseri umani, anziché dai Maestri di Vita. Ciò rende il terreno fertile a tutti coloro che sfruttano l’ignoranza delle persone per manipolarle secondo fini diversi da quelli indicati dalle sacre scritture. Si creano artificiose barriere religiose per dividere le persone o, peggio, per spingerle in guerra. Il linguaggio spesso metaforico ha creato problemi di interpretazione, sfociati in divisioni e conflitti. Altri fenomeni, da una parte il miracolismo, usato come metro per giudicare la grandezza dei Maestri, e dall’altra l’Inquisizione, hanno contribuito a erigere quel solco fra materia e spirito, scienze della natura e riflessione dell’uomo sulle proprie problematiche esistenziali, tra scienza e religione.
Le sacre scritture hanno dei riferimenti metaforici da non interpretare alla lettera. Qui sta la radice di molti conflitti chiamati poi “religiosi”. Le religioni sono sorelle, perché provengono da una stessa Fonte. Esse sono figlie di un unico Creatore e invitano a leggere le sacre scritture con i sensi, l’intelletto, l’intuizione. La raccomandazione principale e universale di tutti i messaggi religiosi è di mettere in pratica gli insegnamenti morali. Non conta tanto “credere” o “non credere”, quanto “essere”. La sincerità, l’onestà, la coerenza, l’amore sono le qualità richieste ai credenti di ogni religione.
L’insegnamento religioso che sia in disaccordo con la scienza è pura invenzione. “La realtà è una e non ammette molteplicità”. (‘Abdu’l-Bahá, “Antologia”, Casa Editrice Bahá’í, pag. 280).
“Uno l’uomo, benché molteplici siano i suoi strumenti e i criteri di conoscenza; uno il metodo di indagine di quell’unica realtà, il metodo scientifico; uno il frutto del suo sforzo di conoscenza, la scienza; una la prova della validità di questa scienza, i frutti di unità e di pace prodotti nella vita umana.” (Julio Savi, “Nell’universo sulle tracce di Dio”, Editrice Nùr, 1988, pag. 37).
“Noi possiamo paragonare la scienza a un’ala e la religione a un’altra. Un uccello necessita di due ali per volare, una soltanto sarebbe inutile. Qualsiasi religione che contraddice la scienza o si oppone ad essa, non è che ignoranza, poiché l’ignoranza è l’opposto della sapienza.
Una religione che consista soltanto in riti, in cerimonie e in pregiudizi non può essere la Verità. Cerchiamo sinceramente d’essere la causa della unione della scienza e della religione.
‘Ali, il genero di Maometto, disse: «Ciò che si conforma alla scienza si conforma pure alla religione ».
Tutto ciò che l’intelligenza umana non può accettare, la religione non dovrebbe accettarlo. La religione e la scienza camminano a braccetto e qualsiasi religione contraria alla scienza non è la verità.” (‘Abdu’l-Bahá, “La Saggezza”, Casa Editrice Bahá’í, pag. 159-160).
Un grande Maestro di Vita ha descritto la compatibilità dei rapporti tra scienza e religione con parole semplici ed illuminanti. Sono attualmente le più belle pagine che descrivono la necessità di una riconciliazione fra i due grandi sistemi di sapere umano.
“Non v’è contraddizione fra la Vera Religione e la Scienza. Quando la religione si oppone alla scienza diventa superstizione; tutto ciò che è contrario al sapere è ignoranza.
Come si può credere che ciò che la scienza ha provato è una cosa impossibile? Se ci si dovesse credere, nonostante l’uso della ragione, questa sarebbe superstizione e ignoranza, e non fede. I principi veri di tutte le religioni vanno d’accordo con gli insegnamenti della scienza.
L’Unicità di Dio è logica e questa idea non è in contrasto con le deduzioni avanzate dagli studi scientifici. Tutte le religioni ci insegnano che dobbiamo essere buoni, sinceri, veritieri, rispettosi della legge, e fedeli; tutto questo è ragionevole e logicamente rappresenta la sola strada sulla quale può progredire l’umanità.
Tutte le Leggi Religiose si accordano con la ragione e si addicono ai popoli per i quali sono state rivelate e alle età in cui debbono essere obbedite.
La Religione contiene due parti principali:
I- La Spirituale.
II – La Pratica.
La parte spirituale è immutabile. Tutte le Manifestazioni di Dio ed i Suoi Profeti hanno insegnato la medesima Verità e la stessa Legge Spirituale. Essi insegnano un solo codice di moralità. Nella Verità non esistono suddivisioni. Il Sole ha inviato diversi raggi per illuminare l’intelligenza umana, ma la luce è sempre la stessa.
La parte pratica della religione si interessa delle cose esteriori, delle cerimonie e dei metodi di punizione per certe mancanze.
Questa è la parte materiale della legge che guida le abitudini e le maniere dei popoli.
Ai tempi di Mosè vi erano dieci tipi di crimini punibili con la pena di morte. Quando Cristo apparve tutto ciò subì dei cambiamenti; il vecchio assioma «occhio per occhio e dente per dente » fu convertito in: «Ama i tuoi nemici e fa’ del bene a chi ti odia»; la severa legge antica fu trasformata in una di amore, di misericordia e di tolleranza!
Nei tempi antichi la punizione per il ladrocinio consisteva nella amputazione della mano destra; questa legge non può applicarsi nei nostri tempi. In questa era, un uomo che impreca contro suo padre continua a vivere, mentre nelle epoche passate egli era messo a morte. È quindi evidente che mentre le Leggi Spirituali sono immutabili, le regole pratiche debbono cambiare in relazione alle necessità dei tempi.
L’aspetto spirituale della religione è il maggiore, il più importante dei due, ed esso è lo stesso per tutti i tempi e non cambia mai! È sempre lo stesso, ieri, oggi eternamente!
«Come era al principio, lo è adesso, e sarà sempre così ».
Ora, tutte le questioni di moralità contenute nell’immutabile Legge Spirituale di tutte le religioni, sono logicamente giuste.
Se la religione fosse contraria alla logica della ragione, allora cesserebbe d’essere una religione rimanendo una mera tradizione. La Religione e la Scienza sono due ali con le quali l’intelligenza dell’uomo può librarsi alle altezze fino alle quali l’anima umana può progredire. Non è possibile volare con un’ala sola! Se l’uomo dovesse tentare il volo con la sola ala della religione egli cadrebbe repentinamente nel pantano della superstizione, mentre d’altro canto se tentasse solo con l’ala della scienza non compirebbe alcun progresso e cadrebbe nella sconsolante melma del materialismo. Tutte le religioni oggi esistenti sono cadute in pratiche superstiziose e in una disarmonia fra i principi degli insegnamenti che rappresentano e le scoperte scientifiche dei tempi.
Molti capi religiosi sono giunti alla concezione che l’importanza della religione si trova principalmente nell’adesione ad una raccolta di dogmi e nel praticare riti e cerimonie! Coloro le cui anime essi professano di curare, ricevono i medesimi insegnamenti e si aggrappano tenacemente a delle forme esteriori, confondendole con la Verità intima.
Ora, queste forme e questi riti differiscono nelle varie chiese e fra le varie sètte, e talvolta sono in contraddizione gli uni con gli altri, dando adito a discordie, odi e conflitti. Il risultato di tutti questi dissensi è la credenza da parte di molti uomini colti che Religione e Scienza sono due termini contraddittori, che la religione non abbisogna del potere della riflessione, che non deve essere regolata in alcun modo dalla scienza, ma che anzi v’è la necessità che si oppongano l’una all’altra. L’effetto lamentevole è che la scienza si è allontanata dalla religione e che la religione è divenuta la cieca e meschina seguace dei precetti di alcuni teologi che insistono che i loro dogmi favoriti siano accettati, anche se contrari alla scienza. Questa è stoltezza, perchè è evidente che la scienza è Luce e che la vera religione non può opporsi al sapere.
Noi ben conosciamo la frase: «Luce e Tenebre», «Religione e Scienza». Ma la religione che non cammina mano in mano con la Scienza è in se stessa le tenebre della superstizione e dell’ignoranza.
La maggior parte dei conflitti e delle discordie del mondo sono stati creati da questi contrasti ed opposizioni fabbricati dall’uomo. Se la religione fosse in armonia con la scienza ed esse camminassero insieme, tutto l’odio e l’avversione che tanto male apportano alla Razza Umana cesserebbero di esistere.
Considerate: che cos’è che ha eletto l’Uomo fra tutte le cose create e che fa di lui una creatura sui generis? Non forse il potere della sua ragione, la sua intelligenza? Non deve egli usare queste facoltà nello studio della religione? Io vi dico: pesate accuratamente sulla bilancia della Ragione e della Scienza tutto ciò che vi è presentato come religione. Se supera l’esame, accettatelo, poiché è la Verità, se non dovesse però superarlo, respingetelo perché allora non è altro che ignoranza!
Guardatevi intorno e notate come il mondo d’oggi è immerso in superstizioni e formalità esteriori!
Alcuni venerano il prodotto della propria immaginazione; si creano un Dio immaginario e lo adorano, mentre la creazione delle loro menti finite non può essere mai l’infinito Possente Creatore delle cose visibili e invisibili! Altri adorano il sole o gli alberi o le pietre! In età passate vi erano coloro che adoravano il mare, la pioggia e perfino la terra!
Oggi gli uomini aumentano il loro fervido attaccamento alle formalità esteriori e alle cerimonie, cavillando su questo specifico rito o quella particolare pratica, fino al punto che si odono da tutte le parti estenuanti discussioni e confusioni.
Esistono degli esseri che posseggono debole intelletto e limitato potere di ragionare, ma la forza ed il potere della Religione non devono essere messe in dubbio a causa della loro incapacità di capire.
Un bimbo non può comprendere le leggi che governano la natura, ma questo è dovuto al suo intelletto immaturo; quando egli crescerà e sarà ben istruito, allora potrà comprendere la Verità Eterna. Un bimbo non può comprendere il fatto che la Terra gira intorno al Sole, ma allorché la sua intelligenza si sarà risvegliata, quel fatto sarà a lui chiaro ed evidente.
É impossibile per la religione essere in contrasto con la scienza, anche se alcuni intelletti sono o troppo deboli o troppo immaturi per comprendere la verità.
Dio ha fatto della religione e della scienza la misura della nostra comprensione. Fate attenzione a non trascurare tale meraviglioso potere. Pesate tutto su questa bilancia.
Per colui che possiede il potere della comprensione, la religione è come un libro aperto, ma come è possibile per un uomo privo della ragione e dell’intelletto comprendere le Divine Realtà di Dio?
Ponete ogni vostro credo in armonia con la scienza, poiché non vi può essere opposizione; la Verità è Una. Quando la religione, libera dalle superstizioni, dalle tradizioni, e dai dogmi inintelligibili, si renderà conforme alla scienza, una grande forza unificatrice e purificatrice spazzerà dal mondo tutte le guerre, i disaccordi, le discordie e le lotte; allora l’umanità intera sarà unita dal potere dell’Amore di Dio.” (‘Abdu’l-Bahá, “La Saggezza”, Casa Editrice Bahá’í, pag. 174-186. Nacque in Persia nel 1844 e trapassò in Terra Santa nel 1921.
Nella religione c‘è un aspetto Spirituale (la Rivelazione Divina) e un aspetto materiale (la struttura di amministrazione e di potere). Tali aspetti non sono stati compresi a fondo. Non solo. Nella storia si sono manifestati dei contrasti tra le diverse religioni.
I messaggi delle scritture hanno un contenuto comune a tutte le religioni rivelate. Vi è un apparente contrasto tra religione e scienza. In realtà sono stati gli “amministratori” di alcune religioni che hanno stabilito dogmi che risultano in contraddizione con la scienza. Come è stato riportato nelle pagine precedenti, se è vera religione, se è vera scienza ci sarà solo armonia! La vera religione non può essere in contrasto con la vera scienza.
In realtà le religioni sono state apportatrici di civiltà e di progresso scientifico. Si veda per esempio l’Islam. Senza di esso tutta la nostra scienza non esisterebbe, non ci sarebbe stato il Rinascimento e la nostra civiltà sarebbe ancora al Medioevo.
Il falso uso che certi religiosi hanno fatto delle religioni non ha a che fare con la Religione, perché discredita la morale che scaturisce da esse. In realtà la vera Religione può aiutare la Scienza agendo sulla coscienza pura del vero, “libero” scienziato. Gli scienziati dovrebbero sviluppare, applicare, organizzare e gestire la scienza di persona, seguendo la propria coscienza. Purtroppo sempre più spesso si lascia gestire la Scienza ai politici, ai militari, agli uomini di affari, ai grandi capitalisti senza scrupoli, oppure al proprio “ego”! Con conseguenze catastrofiche per l’umanità.
Ci si può domandare se esiste veramente una responsabilità speciale degli scienziati, che li farebbe distinguere dagli altri cittadini o da qualsiasi altro essere umano.
«Io (Karl Popper) risponderei: Colui che possiede un Potere Speciale od una Conoscenza Speciale ha una Responsabilità Speciale.» «Per parafrasare André Mercier: Come una volta si diceva “Noblesse oblige” oggi si dovrebbe dire: “Sagesse oblige” . Coloro che hanno accesso al «nuovo Sapere», devono anche assumersi nuove Responsabilità ». (Sir Karl Popper: “Die moralische Verantwortlichkeit des Wissenschaftlers”). Se uno scienziato sarà guidato da un profondo senso religioso avrà sempre dinnanzi a sé queste massime e lavorerà quindi per lo sviluppo di un ambiente sereno. “Il sapere è come un’ala per la vita dell’uomo e una scala per la sua ascesa. Acquisirlo è un obbligo per tutti. Ma si devono imparare quelle scienze che possano giovare ai popoli della Terra e non quelle che iniziano con parole e con parole finiscono.” (Bahá’u’lláh: “Tavole di Bahá’u’lláh” ‘Il terzo Tajallí’, Casa Editrice Bahá’í).
Oggi il mondo è minacciato da grandi problemi ecologici ed energetici. Possiamo invertire questo processo? Sì, ma con fatica. Dal punto di vista materiale è necessario un grande impegno nell’utilizzo delle fonti rinnovabili conosciute e da scoprire e nel moderare i consumi. Dal punto di vista spirituale occorre che gli scienziati di una vera scienza siano guidati dalla morale di una vera religione, in un mondo unito.
Nei testi sacri e nelle tradizioni delle varie religioni sono trattate tematiche che spaziano sui campi più vari: i comportamenti, le regole, l’etica, la giustizia, la salute, temi di interesse scientifico, ecc… Se si considerano le sacre scritture come capitoli di uno stesso libro, si nota la progressività negli insegnamenti morali, sociali, economici, ambientali, sanitari, giuridici.
La conoscenza è un processo, lo sforzo è necessario, ma non sufficiente, per arrivare a risultati soddisfacenti. La ricerca deve essere libera, indipendente, senza pregiudizi, protagonismi, slegata da tutto ciò che esalta l’ego, come il desiderio di riscuotere l’approvazione degli altri, raggiungere il successo, il denaro, il potere. L’atteggiamento umile e moderato del ricercatore è sintomo di equilibrio nella ricerca, qualunque essa sia, nel campo scientifico o religioso. L’igiene della mente aiuta a scoprire la verità. La mente pulita da pensieri negativi è più ricettiva, concentrata, agile e vigile. La mente si fortifica con la forza di volontà. Il distacco dai benefici personali dei risultati mantiene più lucida sia la mente che la sua capacità di giudizio. È più difficile formulare dei giudizi obiettivi quando si è troppo coinvolti emotivamente.
La scienza è la base di ogni sviluppo personale e collettivo. È condannabile l’abuso di tutti quegli strumenti che minacciano la vita dell’umanità, la sua crescita morale, gli habitat, le condizioni di vita accettabili per le generazioni future. Non ha senso fabbricare armi offensive e sempre più sofisticate, sprecare le risorse non rinnovabili, devastare i territori, disboscare senza limitazioni, incendiare le foreste, contaminare l’aria, le acque, il suolo, i prodotti alimentari.
La ricerca è utile se produce frutti di pace e unità. Questo è uno dei criteri di giudizio nelle applicazioni delle scoperte e delle intuizioni. “Realtà è l’amore di Dio… la conoscenza di Dio… giustizia… unità e solidarietà del genere umano… pace internazionale… la conoscenza della verità. La realtà unifica l’umanità…” ‘(’Abdu’l – Bahá, “The Promulgation of Universal Peace”, Bahá’í Publishing Trust, pag. 372).
“La realtà è ragionevolezza e la ragionevolezza è sempre apportatrice di uno stadio onorevole per l’uomo. La realtà è la guida di Dio per l’uomo. La realtà è la causa di illuminazione del genere umano. La realtà è amore sempre all’opera per il benessere del genere umano. La realtà è il legame che unisce i cuori. Questo innalza sempre l’uomo a stadi superiori di progresso e di conquiste. La realtà è l’unità del genere umano, che conferisce vita eterna. La realtà è la perfetta parità, la base dell’accordo fra le Nazioni, il primo passo verso la pace internazionale.” (ibidem, pag. 376).
Ecco allora che le idee, i progetti vanno pianificati alla luce dell’unità, del benessere collettivo. Assumono così rilevanza di pari grado l’impatto ambientale, quello sociale e quello economico.
I problemi sono interconnessi e la visione d’insieme permette un approccio più efficace. L’eccessiva specializzazione e settorializzazione a volte limita la comprensione delle sfide, che sono tutte globali e interdipendenti. Non c’è altra soluzione che affrontare tutte le emergenze planetarie per vincerle in questo secolo XXI. La moltitudine di problemi deve essere studiata e affrontata con il metodo della consultazione, della condivisione, della collaborazione attiva fra le 200 nazioni, con esperti di tutte le discipline (multidisciplinarietà e interdisciplinarietà) delle varie istituzioni laiche e religiose, con i quattro criteri sopra esposti.
Da “Idee senza Frontiere”, Marco Bresci, European Press Academic Publishing.
Per”essere” bisogna “avere” o “apparire”?
La Terra vista dallo spazio è una sfera caratterizzata da acqua, superfici emerse ed un’atmosfera. L’equipaggio di questa grande astronave è costituito dall’umanità e da tutti gli altri esseri viventi.
Gli uomini per vivere hanno necessità di cibo, acqua, aria, energia, una casa, un lavoro, un ambiente sano e pulito. La qualità della vita su tale navicella è buona e accettabile se tali bisogni primari sono soddisfatti e garantiti a tutti.
Dallo spazio non si vedono confini, ma scendendo a terra si incontrano diversità linguistiche, materiali, intellettuali, religiose, sociali, giuridiche. Ci sono aree urbanizzate e naturali, territori vergini e altri devastati da guerre, calamità, inquinamento e incendi. Estremi di ricchezza e povertà sono presenti nei cinque continenti.
La povertà nel mondo è legata all’accaparramento ed allo sperpero delle fonti energetiche attuato in maniera sconsiderata. L’uso dell’energia ha necessità di essere regolato su basi eque. La produzione di energia deve essere promossa a livello locale, nazionale e internazionale, ma facendo attenzione che non faccia danni alla salute e all’ambiente.
C’è sufficiente energia estraibile dalle fonti rinnovabili affinché ciascun individuo della razza umana possa vivere serenamente, anche nel caso di una ulteriore crescita della popolazione mondiale, ma solo a certe condizioni. Si deve agire subito ed è necessario un sostanziale ridimensionamento degli stili di vita dissipativi ed energivori.
Una prima considerazione: essendo su un’astronave, tutte le risorse non rinnovabili sono limitate e con questi ritmi di estrazione si esauriranno nel corso di questo XXI secolo non solo tutti i combustibili, ma anche le altre risorse, come ferro, alluminio, rame, ecc… Un’astronave non può tollerare un consumo indiscriminato delle proprie risorse, ingiustizie, violazione delle regole, pazzia o debolezze da parte di chi conduce l’equipaggio, anarchia nelle relazioni umane e nell’uso della tecnologia di bordo: si metterebbe in pericolo l’intera missione. Tutte le misure dovrebbero essere volte ad ottimizzare i consumi, ad eliminare gli sprechi, le speculazioni, attraverso una severa selezione nella scelta di chi detiene ruoli di responsabilità, puntando più in alto possibile con l’educazione per sviluppare le “qualità” umane, e attuando un disarmo universale simultaneo. Sullo shuttle le riserve di ossigeno, acqua, cibo e carburante sono calcolate in base al tempo di permanenza. Analogamente sulla bioastronave Terra è necessario garantire la sopravvivenza delle generazioni che verranno.
Moderare i consumi significa anche ridurre la produzione di rifiuti. Nel mondo biologico, quando colonie di animali si riproducono troppo velocemente, rispetto alle capacità di trovare cibo e di riassorbimento naturale dei rifiuti, esse collassano e muoiono.
Le risorse sono di tutto l’equipaggio, di tutta l’umanità, devono essere salvaguardate e protette da leggi internazionali.
Pure le risorse interiori e intellettive umane sono patrimonio di tutta l’umanità. Ogni essere e ogni popolo è unico e irripetibile, ricco di gemme preziose, ma soltanto un’adeguata educazione può permettere all’intera comunità mondiale di goderne.
Al centro di tutto vi è l’uomo, con i propri comportamenti, abitudini, stili di vita. La consapevolezza che l’umanità è unica e indivisibile e che pure il pianeta è uno ci fa sentire più responsabili e più uniti.
Le diversità nei vari campi, arte, pensiero, tradizioni, culture, religioni, costituiscono una grande ricchezza, mentre l’uniformità è impoverimento, proprio come nel mondo biologico. Inoltre siamo accomunati da medesimi problemi: disoccupazione, inquinamento, malattie, necessità di soddisfare i bisogni primari.
Per affrontare le grandi questioni globali l’impegno deve essere universale.
La civiltà umana progredisce faticosamente e sta avanzando verso l’unità nel rispetto delle diversità. Anche l’organismo umano è fatto di tante cellule, preziosamente unite e impegnate ad apportare il benessere a tutto l’insieme vivente. Le cellule sono inconsapevoli di lavorare per un grande sistema organico. Gli uomini invece, attraverso l’educazione e la conoscenza, prendono coscienza che il benessere della parte dipende da quello di tutto l’insieme. Se ad esempio il fegato è malato, tutto l’organismo soffre. Analogamente se ci sono violazione dei diritti umani, ingiustizie sociali, inquinamento, tutta l’umanità ne risente.
Le nuove generazioni sono sensibili a queste tematiche e vanno incoraggiate a intraprendere quelle azioni quotidiane coerenti con la sostenibilità del pianeta e orientate allo sviluppo di una civiltà e di una cultura mondiale.
Quando si pensa al futuro di solito lo si considera come qualcosa di astratto e lontano. La percezione del tempo è soggettiva e relativa alle condizioni fisiche, mentali, ambientali. Vi è un’incertezza diffusa sul domani che spinge a ricercare una nuova visione del mondo basata su valori condivisi e principi universali, al di sopra delle bandiere, dei partiti, delle lobbies, ecc…
La domanda ricorrente è: «Cosa può fare l’individuo per aiutare l’umanità ad evolvere?». Il sistema oggi vincente è quello basato sulla forza, la sopraffazione, l’ingiustizia, l’ignoranza, lo sfruttamento e sembra ancora godere di ottima salute e di essere in grado di schiacciare quei singoli che propongono qualcosa di diverso, più etico e sostenibile.
Le forze imperanti del materialismo forse hanno dimenticato che le rivoluzioni sono state fatte da esigue minoranze, il potere e la prepotenza non riescono a impedire alle idee di camminare. Si può solo ritardare la loro diffusione, ma non fermarle. Il solo credere è “potere”! Ciò che viene portato avanti con l’impegno personale nella vita giornaliera, semplicemente perché ci si crede, trova la strada per progredire.
Ognuno è responsabile di fronte alla propria coscienza. Nel quotidiano siamo chiamati continuamente a scelte di “coscienza” o di “convenienza”. Le scelte di coscienza aiutano l’umanità ad avanzare. Quelle di “convenienza” ritardano invece il progresso e l’evoluzione. Il rispetto del prossimo è la base imprescindibile della società planetaria. L’onestà, la coerenza e la sincerità sono la chiave nelle relazioni umane a tutti i livelli.
Conta “essere”, non “avere”, “apparire”, “credere” in quella o in quell’altra cosa. Il futuro si costruisce nel presente. Il tempo di vita è una risorsa, un’opportunità, un’occasione da non perdere. Ci sono infinite occasioni per ognuno di lasciare una traccia positiva sul futuro del pianeta e dell’umanità, con l’esempio, che insegna più delle parole. La pace interiore che è sperimentata da chi segue la via della “coscienza” e della verità traspare anche esternamente. Per questo si dice che la vera pace nasce dai cuori, è come un processo da “dentro” verso “fuori”. Il destino della propria anima è nelle proprie mani; quello del mondo nella misura in cui ogni vivente farà la sua parte. La risposta alla domanda cosa può fare l’individuo si può sintetizzare allora nel «fare il proprio dovere!».
Come si fa capire se un’idea è giusta o no?
“Nella mente dell’uomo sorgono molte idee; alcune riguardano la verità e altre la menzogna. Fra queste idee quelle che devono la loro origine alla Luce della Verità si realizzano nel mondo esteriore, mentre le altre di origine diversa svaniscono, vengono e vanno come onde nel mare della fantasia e non trovano realizzazione nel mondo dell’esistenza”. (‘Abdu’l – Bahá, “Tablets of ‘Abdu’l – Bahá Abbas”, pag. 549).
“… un’idea per essere vera deve produrre di fronte al tribunale della vita e della storia frutti di unità e di pace; laddove i pregiudizi – intesi come errate interpretazioni della realtà – sono sempre stati ‘fondamento di dissenso, causa di ostinazione, strumenti di guerra e di lotta’ ” (‘Abdu’l – Bahá, “Talks by ‘Abdu’l – Bahá Abbas in the Holy Land”, “ Star of the West”, IX, 135, riportato da Julio Savi in “Nell’universo sulle tracce di Dio, Editrice Nùr, 1988, pag. 28).
“Le guerre – religiose, razziali o politiche – sono scaturite dall’ignoranza, da malintesi e diseducazione.” (‘Abdu’l – Bahá, “The Promulgation of Universal Peace”, Bahá’í Publishing Trust, pag. 116).
Le idee non debbono rimanere nel mondo del pensiero e delle parole, ma tradursi in azione, altrimenti sono inutili speculazioni filosofiche.
“Tutto ciò che conduce all’unità del mondo umano è accettabile ed encomiabile; tutto ciò che è causa di discordia e disarmonia è rattristante e deplorevole.” (Ibidem, pag. 56).
Nella produzione e nello studio di fattibilità delle idee si deve tenere conto che ogni cosa è sottoposta al giudizio del “tribunale della vita e della storia”. Se si rimane solo nel mondo delle parole o se si creano “bufale”, per fare soldi imbrogliando il prossimo o l’ambiente, si rimane attaccati al regno della menzogna, della condanna pubblica, dei conflitti e delle guerre.
Alcuni esempi. Nella metodologia classica di valutazione per impianti, servizi e infrastrutture generalmente sono esaminati i costi (capitale di investimento, costi di realizzazione, manutenzione e gestione, di energia, rottamazione, smaltimento o riciclaggio) e i benefici (stima dei soli profitti). In una visione di sviluppo globale e di armonizzazione con l’ambiente, altre variabili entrano in gioco nella fasi di valutazione:
a) l’utilità (benefici in senso lato, evitando la produzione di cose inutili);
b) il consenso;
c) le conseguenze sociali sui rapporti umani e sulle abitudini;
d) le eventuali conseguenze sulla salute;
e) effetti sull’urbanistica e sulla mobilità;
f) la coerenza con le capacità e le risorse del luogo;
g) l’inquinamento (acustico, dell’aria, dell’acqua, del suolo, alimentare);
h) il consumo del territorio;
i) il rispetto degli accordi internazionali (i nuovi progetti devono rispecchiare gli Accordi Internazionali di Agenda XXI, quelli di Kyoto, e quelli nuovi denominati “dopo Kyoto” o anche “Kyoto 2”, che sono in fase di elaborazione e studio);
l) applicazioni militari (evitare la produzione di armi e di tutto ciò che può essere nocivo);
m) l’etica (standard di qualità etica, nella ricerca dei dati, nei processi decisionali); ad esempio l’energia deve essere data al prezzo di costo, senza ricarichi fittizi e speculativi, almeno fino al livello di soddisfazione delle esigenze di base;
n) frutti di pace e unità.
I costi di capitale naturale (perdita di beni naturali, di territorio, di risorse idriche o di altre fonti) e di risorse umane (perdita di posti di lavoro) sono da considerare e contabilizzare nella fase di pianificazione delle strategie per lo sviluppo. Per esempio, nel criterio di valutazione dovrebbe avere un certo peso il rapporto fra prestazioni e livello tecnologico necessario per ottenerle. Un impianto che sia costretto a sfruttare al massimo le possibilità tecnologiche per ottenere lo stesso livello di prestazioni che altri impianti raggiungono con tecnologie meno sofisticate, è uno svantaggio strutturale. È generalmente preferibile l’utilizzo di processi costruttivi semplici e collaudati.
È buona abitudine anche consultare le maestranze lavorative per le scelte strategiche e innovative. Se si arriva al consenso generale, si riducono i tempi (e quindi anche i costi) per la scelta e la realizzazione di un progetto, migliorando la sua qualità. Avere il consenso evita le strumentalizzazione politiche, le mere e dannose divisioni e contrapposizioni che giocano sull’ignoranza.
Nel piano dei costi si deve aggiungere il conto dei danni economici, sociali e sanitari procurati dalle attività antropiche. L’inquinamento atmosferico, le piogge acide e i cambiamenti climatici riducono la produzione agricola mondiale (danni economici) e riducono la durata della vita media (danni sanitari che hanno anche un costo economico sui sistemi sanitari, sulle pensioni, sulle assicurazioni). I giovani che muoiono a causa dell’inquinamento nei Paesi poveri sono anche un grave danno all’economia di quei popoli, perché perdono capacità produttiva, manuale o intellettiva.
Prendiamo come esempio il costo dell’energia. Nel prezzo dell’energia dovremmo considerare non solo il costo necessario per la produzione, il trasporto e la distribuzione, ma dell’intero ciclo di consumo: approvvigionamento, uso, abbattimento delle emissioni, smaltimento dei rifiuti. Inserendo i costi sanitari ed ambientali, i livelli di convenienza cambierebbero. Da uno studio commissionato dalla C.E.E. agli inizi degli anni ’90 risultò che calcolando i danni provocati dall’aumento dell’effetto serra, al prezzo di un chilowattora (kWh), bisognava aggiungere una cifra compresa tra 250 e 550 lire. Sommando i danni prodotti dalle piogge acide, dagli ossidi di azoto, dalle polveri e dagli altri inquinanti minori, bisognava aggiungere altre 50-250 lire. Queste cifre indicavano un ordine di grandezza, ma avrebbero potuto subire oscillazioni non facilmente quantificabili.
Si potrebbero fare delle stime approssimative voce per voce su ogni fonte di energia e scoprire in questo modo che le fonti rinnovabili sono più convenienti.
Se nelle valutazioni dei costi aggiungiamo anche la voce “danni ambientali e sanitari” ciò ha un suo peso nella scelta di beni, impianti e servizi.
Il criterio di analisi descritto precedentemente dovrebbe essere applicato a tutto il ciclo, dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, al trasporto fino ai centri ed alla rete di distribuzione e consumo, allo smaltimento o al riciclaggio dei rifiuti. In alcuni casi è successo che, ad esempio per l’uranio, le scorie vicino alle miniere si sono accumulate fino a diventare vere e proprie discariche a cielo aperto, fonte di inquinamento radioattivo spesso letale per persone residenti o per i lavoratori stessi.
Lo stesso discorso vale per il trasporto delle materie prime o per la distribuzione: se permettiamo che le merci viaggino prevalentemente su gomma (con autotreni), anziché su ferrovia o via mare, il costo in termini di inquinamento è molto elevato. Sta maturando così il concetto di valutare che tutte le fasi del ciclo rispettino precise norme internazionali. Come criterio di decisione si potrà scegliere quel ciclo che ottimizzi l’impatto ambientale, l’impatto sociale, i costi e l’efficienza tecnica e crei frutti di unità, di pace e di prosperità globale.
Tale metodologia, oggi condivisibile, è un esempio di applicazione dei quattro criteri di conoscenza descritti precedentemente.
Nel libro “Idee senza frontiere” sono riportate idee su vari argomenti in modo da stimolare una valutazione di validità/fattibilità secondo questa metodologia.
L’interconnessione delle menti e l’unità nelle imprese umane porta alla nascita di nuove idee e scoperte che originano buoni frutti per l’umanità.
Da “Idee senza Frontiere”, Marco Bresci, European Press Academic Publishing.
Il corpo è il veicolo biologico dell’uomo. Il cervello è l’hardware. L’anima è il software. Come far “girare” meglio questo software?
Oggigiorno possiamo assicurarci su tutto: furti, incendi, calamità, danni contro terzi, morte accidentale, ecc… Le assicurazioni ci propongono dei premi, cercano di quantificare il valore della vita che in qualsiasi istante possiamo perdere e quantificano i rischi. Educare e mantenere un figlio fino a trenta anni in Occidente è un grosso investimento. Oltre i costi economici ci sono le dinamiche conflittuali, le ansie, le preoccupazioni, le notti in bianco e così via, difficilmente quantificabili. I figli naturalmente meritano questi sacrifici, ma su questi aspetti non esistono polizze assicurative possibili.
E se volessimo assicurare l’anima, che valore avrebbe? E da che cosa potremmo assicurarla? Dalla morte no, perché è immortale, ma da accidenti esistenziali e dagli scippi, sì. Possono capitare prove molto dure nella storia delle persone, a causa delle quali si può perdere la fede, o la fiducia che la vita abbia un senso. Degli scippi nei confronti della mente e dell’anima ne abbiamo già nei precedenti paragrafi. Possiamo sottolineare il fatto che l’anima è in una terribile prigione. Da una parte tende alla libertà, a vivere pienamente, a relazionarsi con gli altri; dall’altra trova un corpo, il nostro veicolo biologico, attaccabile da batteri e virus, sottoposto alle dure e inviolabili leggi fisiche della gravitazione, dell’invecchiamento, della monolocazione (si pensa un pensiero alla volta, si parla con una persona alla volta, si è in un posto e non in un altro contemporaneamente). I cinque sensi sono limitati. L’intelletto è imbevuto di dogmi inintelligibili, sia religiosi che del materialismo, che bloccano lo sviluppo mentale.
Il paradosso è che l’anima quando prende coscienza di esistere, comprende di essere prigioniera, impedita di “spaziare” nel tempo, nel movimento, nella fantasia, nella creatività. Tutta la società circostante fa di tutto per farla dormire, come se la vita fosse il “sogno” di quelli che dormono. Sono veramente tanti i limiti alla sua libertà e alla sua ansia di infinito.
E un’anima che si “sveglia”, che prende coscienza di esistere, di essere immortale, di provenire dal cosmo, di essere “un pennello di luce abbagliante”, creata da Dio e che a Lui tornerà, che cosa può fare? Un primo pensiero potrebbe essere quello di rivendicare i suoi sacrosanti diritti e di fare la rivoluzione nei pensieri, nei comportamenti e negli atteggiamenti.
Quali sono i diritti dell’anima?
– diritto all’esistenza e al rispetto della sua dignità;
– diritto a vivere la vita nella sua pienezza, al di fuori dell’uniformità, della omologazione, dell’appiattimento generale;
– diritto alla propria dignità;
– diritto alla gioia, alla felicità, tenendo presente che le vere gioie sono spirituali, piuttosto che quelle terrene, instabili ed effimere;
– diritto alla comunicazione (è gioia poter comunicare le proprie esperienze positive);
– diritto alla libertà;
– diritto alla ricerca, libera e indipendente;
– diritto alla salute, fisica, mentale e spirituale;
– diritto alla libera espressione nel pensiero e nelle arti;
– diritto di crescere;
– diritto di amare e di essere amati;
– diritto all’unità nella diversità;
– diritto alla verità;
– diritto alla giustizia.
Questi diritti sono quotidianamente violati in tutti i paesi del mondo con modalità e processi variabili. Per garantire dei diritti bisogna rispettare dei doveri. Quali sono i doveri per l’anima e quali le opportunità? L’ordine è una caratteristica dell’universo. Nessun pianeta si rifiuta di girare attorno al Sole, nessuna particella sfugge alla leggi della fisica. Troviamo invece esseri viventi con libertà di scelta. Una cellula può rifiutare di obbedire alle leggi dell’organismo, perché desiderosa di affermare se stessa e di comandare il tutto. Per potersi affermare e arrivare alla centrale di comando, il cervello, si riproduce indefinitivamente diventando una cellula tumorale. Le altre cellule sono in questo caso “coltura” di quelle cancerogene. Queste cellule sono pazze, perché arrivano alla loro meta di comandare, ma causano inevitabilmente la morte per tutto il corpo biologico. (Thorwald Dethlefsen, Rüdiger Dahlke, “Malattia e Destino, il valore e il messaggio della malattia”, Edizioni Mediterranee, 1986).
Tante persone usano la propria libertà per affermare se stesse, senza rispettare la libertà, i diritti degli altri e l’organizzazione sociale planetaria, proprio come le cellule tumorali. Queste persone fanno “scuola”, creano pericolosi modelli di comportamento, inquinano il pianeta uomo e il pianeta Terra.
Ogni unità vivente fa parte di un sistema complesso, la salute e la qualità della vita di ogni unità dipende da quella degli altri e da tutto il sistema. Esso è legato al singolo e viceversa. In tutti i sistemi ci sono leggi da rispettare per la salvaguardia del bene comune, chi le viola diventa un po’ come un virus. L’eccessivo garantismo a livello mondiale favorisce l’impunità alla trasgressione, alle ingiustizie sociali, ai crimini contro l’ambiente che si ripercuotono sull’intera organizzazione umana terrestre. Eppure le leggi che regolano gli habitat naturali e l’organismo umano dovrebbero insegnare qualcosa a coloro che non ne sono coscienti. I grandi Maestri di Vita da millenni indicano con l’esempio della loro vita la via da seguire per il benessere collettivo e l’avanzamento della civiltà umana. Il modello di vita prospettato dai Maestri favorisce una presa di coscienza della propria realtà e del senso di appartenenza a un sistema vivente unico.
Quali sono le leggi che regolano la vita dell’anima? Soltanto le Anime con la A maiuscola, i Fondatori della grandi Religioni possono dettare delle leggi, perché sono gli unici depositari e rivelatori della Sapienza Divina. Il rispetto della Legge Divina è la porta di accesso a una Libertà più grande, oltre lo spazio e il tempo. Queste Anime, esempio di perfezione, rinnovano La Legge Divina, che cambia nel corso della storia, perché le esigenze dei tempi sono diverse. C’è progressività nel messaggio religioso. La legge dell’amore universale ed eterno assume forme coerenti con i problemi di una società sempre più complessa e in continua evoluzione. La capacità di percezione spirituale, o coscienza introspettiva, è una qualità che si sviluppa applicando la regola Aurea.
La vita è un viaggio ricco di esperienze, nel tempo, nello spazio e nel mondo delle relazioni. Come tutti gli spostamenti è contrassegnato da un’origine, in questo caso la nascita, dalla scelta del percorso (il proprio destino spirituale) e di alcune tappe per lo “spostamento” (per alimentarsi e riposare), infine dalla destinazione, il passaggio all’altro mondo. Il trapasso non è uno spostamento da un luogo a un altro, ma è un passaggio di stato, come in fisica, ad esempio dallo stato liquido a quello gassoso: quest’ultimo è più diffuso ed etereo rispetto al primo. Come orientarsi in questo viaggio? Ci sono dei segnali di indicazione? Siamo liberi?
In generale per uno spostamento siamo liberi di scegliere la destinazione, l’ora di partenza, il mezzo, l’itinerario, le fermate. La nostra libertà è comunque limitata da condizioni atmosferiche, di traffico, di inquinamento (nelle città più grandi), dallo stato del veicolo. Se dobbiamo attraversare delle zone non conosciute ci forniamo di uno stradario, e se siamo in montagna o in zone boschive abbiamo necessità di una mappa con i sentieri e magari una bussola a portata di mano.
Al momento della nascita il primo ambiente di sviluppo è quello familiare. Non siamo liberi di scegliere i propri genitori, ma si genera un forte legame affettivo. Il secondo ambiente e punto di riferimento è la scuola; in questo caso sono i genitori a selezionarla. Inizia così l’apprendimento di abilità e competenze riguardanti il mondo che conosciamo. Al conseguimento della maggiore età si scelgono la facoltà, la professione, il partner, le amicizie; tutte scelte libere o vincolate da condizioni o necessità di diversa natura.
Nel corso della vita capita un momento particolare, diverso da persona a persona, in cui ci chiediamo le ragioni della nostra esistenza, quale sia la nostra vera natura e il nostro destino. A questa profonda esigenza siamo liberi di rispondere con una ricerca personale o con un accantonamento della risposta. Possiamo continuare a vivere una vita solo biologica e “virtuale” (sequenza di tante belle immagini) oppure indirizzarci verso mete spirituali. La vita biologica è incentrata sul soddisfacimento dei soli bisogni primari. Quella spirituale è tesa a soddisfare le esigenze dell’anima, a sviluppare le sue qualità e a far progredire l’umanità. Una vita spirituale è generalmente molto intensa, attiva e aperta a 360 gradi; non è fatta di privazioni, è semplicemente vissuta con maggiore pienezza e completezza.
“Ogni anima imperfetta è rivolta verso se stessa e pensa solo al proprio bene. Ma allorché i suoi pensieri si allargano di poco, essa incomincia a pensare al benessere e all’agiatezza della sua famiglia. Se le sue idee si allargano ulteriormente, si preoccupa della felicità dei suoi concittadini; e se si allargano ancora, pensa alla gloria della sua terra e della sua razza. Ma quando le idee e le opinioni giungono all’apice dell’espansione e pervengono allo stadio della perfezione, allora essa si interessa dell’elevazione del genere umano; diverrà amica di tutti gli uomini e mirerà al bene e alla prosperità di tutti i Paesi. Questo è un segno di perfezione.” (‘Abdu’l – Bahá, Antologia, p. 72).
La prima tappa nella ricerca personale consiste nel giungere alla consapevolezza dell’eternità, ovvero alla
• Presa di coscienza della propria realtà psicofisica: l’anima
L’anima individuale rappresenta il regista del film delle nostre azioni, il “conducente” del “veicolo” biologico. Secondo la visione spirituale, supportata dalle ultime scoperte scientifiche, l’essenza umana è costituita dall’anima, il “ponte” fra il mondo visibile e invisibile, l’immanente e il trascendente. Il problema è che spesso non ne siamo coscienti, per cui manca la connessione e la comunicazione con la propria anima. È fonte di energia vitale e ispiratrice per tutti coloro che seguono la via della coscienza, religiosi e non religiosi, credenti o miscredenti. L’anima è un vero e proprio pianeta ricchissimo di cose da scoprire. Come il pianeta terra riceve l’energia attraverso l’irraggiamento solare, pure le anime ricevono energia e vita da una sorgente. Qual è questo Sole? Le anime sono stimolate a cercare e alcune arrivano a destinazione, attraverso il
• Riconoscimento del Messaggero dell’epoca, profeta e legislatore, fondatore e rivelatore di una religione
L’etica dei comportamenti non è innata, non è scritta nel libro della genetica dei cromosomi umani. La mappa dei geni può dare indicazioni sui punti deboli e di forza della macchina biologica, al limite la data teorica della morte naturale, se non sopravviene quella accidentale, ma non comprende i modelli gestionali per la conduzione etica degli affari privati e pubblici. La ricerca e il riconoscimento del Maestro di Vita costituiscono un passaggio importante nel percorso evolutivo. Giungere alla meta, all’oggetto della ricerca, è senz’altro un momento di gioia. La Guida trasmette la nuova “visione del mondo”, ci indica gli strumenti per edificare una civiltà materiale e spirituale armonizzata come obiettivo collettivo di lunga durata, ci comunica le motivazioni dell’esistenza. L’amore per il Maestro ci spinge verso una sempre maggiore coerenza con gli insegnamenti per mezzo della
• Obbedienza alle leggi e alle ordinanze del Messaggero
La Legge Divina è incentrata sulla Regola Aurea, il rispetto del prossimo. La sottomissione alla Legge Divina è fonte di pace e di serenità, perché il rispetto delle leggi e delle ordinanze rivelate dal Messaggero salvaguarda i diritti dell’anima e costituisce la base su cui sviluppare la civiltà umana. Negli insegnamenti e negli scritti si parla di “ritorno” della Parola sulla terra. Ognuno dei Messaggeri ha indicato la continuazione nel processo della rivelazione che può essere compresa alla luce della progressività e della relatività dei messaggi religiosi apparsi sulla terra e del riconoscimento dell’unicità della fonte divina. Siamo tutti legati alle condizioni di vita degli abitanti del pianeta, per cui è necessario un
• Interessamento premuroso delle necessità dell’epoca e del territorio in cui si vive
L’umanità è l’insieme di oltre 6 miliardi di persone e la stragrande maggioranza della popolazione ha grandi difficoltà nel soddisfare i propri bisogni essenziali per vivere. La maggioranza assoluta della popolazione mondiale si dichiara “credente” eppure si notano vari livelli di consapevolezza e diversi modi di cogliere le opportunità offerte dall’esistenza terrena. I messaggi religiosi invitano l’uomo a evolvere e ad attraversare dei cambiamenti di “stato”. Si può scegliere di vivere come un minerale, attratti solo dalle cose materiali; o come un vegetale, costretti a vivere sempre nello stesso ambiente, con la preoccupazione esclusiva di alimentarsi e crescere economicamente, socialmente, finanziariamente; oppure come un animale, senza regole e alla ricerca della realizzazione dei propri desideri e del soddisfacimento dei sensi; o ancora come un bambino egocentrico, completamente rivolto verso il proprio io, e che gioca eternamente e capricciosamente con tutto quanto la vita gli offre. Si può vivere come un adolescente, esuberante, nel pieno vigore fisico, con l’attrazione per il rischio e la trasgressione. Ma l’uomo nella maturità consapevole è spinto a dedicarsi agli interessi della collettività umana.
L’associazionismo o il dedicarsi a opere di volontariato è il sintomo di una ricerca di appagamento di esigenze interiori. Nel volontariato si riscoprono la socialità, l’utilità dell’azione e della vita, e nello stesso tempo si apprende quanto la realtà sociale sia distante da quella trasmessa dalla televisione. La quotidianità è fatta di una catena di necessità e di bisogni, molti dei quali risultano inappagati o insoddisfatti per la stragrande maggioranza delle persone. Per servire positivamente gli altri è necessaria la
• Unità di visione e di intenti, partendo dalla famiglia
Senza una visione è impossibile agire. E non esiste forza senza unità, per cui l’unità è la chiave di volta per costruire la società del Terzo Millennio. L’unità più piccola è la famiglia, la prima palestra di unità nella diversità. È il primo mattone dal quale dipende la stabilità della società. Alcuni fattori che favoriscono l’unità sono
• La consultazione e la condivisione
Una buona comunicazione, attraverso una consultazione franca e spassionata prima di ogni decisione, la condivisione degli obiettivi, il continuo incoraggiamento sono ingredienti e strumenti operativi per giungere a scelte appaganti, per mantenere buoni rapporti in famiglia, in azienda, o a scuola. La pratica quotidiana della consultazione è in grado di rimuovere progressivamente la logica del conflitto e delle contrapposizioni. “Conviene” cooperare anziché competere, in termini di costi e benefici. Famiglie con gli stessi intenti e aventi unità di visione si sentiranno unite e si incoraggeranno vicendevolmente. Per operare sulla società dobbiamo collaborare con altre persone, enti, istituzioni e ciò implica
• La costruzione di una “rete”, il passaggio dal conflitto alla collaborazione costruttiva con “gli altri”
L’unione delle forze è fondamentale per incidere sulla realtà. Dall’informatica abbiamo imparato a “condividere” le risorse di rete, ovvero memorie, dati, periferiche, canali di trasmissione, procedure e sappiamo come le capacità di una rete aumentino non in maniera lineare, bensì esponenziale, con la connessione dei PC. L’intelligenza artificiale è distribuita, non concentrata, come pure l’intelligenza cosmica origine e motore dell’evoluzione dell’universo. Con la connessione delle menti, che lavorano per obiettivi comuni, con unità d’intenti, con purezza d’animo, i risultati superano la somma dei singoli componenti, proprio come osservato nell’informatica di rete e nell’universo (leggi del caos, principio antropico). Questo però è l’hardware, la costituzione della rete di elaborazione e di trasmissione. Il software da installare ci viene donato dal Messaggero dell’epoca, il quale porta l’“aggiornamento” delle procedure applicative, i modelli per il comportamento, nella gestione degli affari umani e sociali, le linee di indirizzo per i popoli e le nazioni. La relatività del messaggio religioso richiede nuovi apporti nel corso della storia umana. In base alle indicazioni di questi programmi di lavoro, si è chiamati a
• Operare sul proprio territorio attraverso la ricerca dell’eccellenza in ogni cosa
Il territorio ha un’influenza notevole sullo stato psicofisico e sulla salute dell’uomo. Il proprio territorio è il campo d’intervento principale per azioni di prevenzione e di risanamento. Il lavoro svolto in spirito di servizio può essere elevato a forma di culto.
• Pratica quotidiana di buone azioni
C’è un tornaconto immediato a fare una buona azione, ci sentiamo bene, in pace; è terapeutico; è gioia. Un’azione ne trascina altre, per cui si tratta di iniziare una trasformazione partendo dal proprio “io”.
• Valorizzazione delle buone idee e dei progetti validi
Spesso si sente dire: «bisognerebbe fare così…!», ma la cosa finisce lì. Non si prende quasi mai nota delle proposte o dei progetti verbali, perdendo forse la “produzione di buone idee”. Le buone idee dovrebbero essere svincolate da persone, associazioni, partiti, poiché non sono proprietà privata di chi le detiene o le sostiene. Le idee non si possono vincolare a interessi di parte, sono patrimonio di tutta l’umanità. L’uso di Internet sta favorendo il libero accesso alla informazione al di fuori del controllo partitico o istituzionale. Il raccogliere firme “virtuali”, per esempio sui disboscamenti in Amazzonia, non produce effetti sull’opinione pubblica e sulle classi di governo. Purtroppo con un semplice tasto si cancella tutto. Riunioni periodiche della popolazione, in piccoli gruppi, per discutere sulle necessità dell’epoca e del territorio vuol dire invece attivare un processo di partecipazione effettiva e di coinvolgimento allargato.
Occorre fondare una Banca delle Buone Idee, dove queste, svincolate da interessi di parte, costituissero un patrimonio per tutta l’umanità.
• Ricerca della giustizia e di valori etici
Il diritto si esercita se e solo se è un bene per tutta l’umanità. I fondamenti della pace mondiale si basano sulla giustizia. È necessaria una riconciliazione fra politica, economia e sviluppo attraverso l’etica e la giustizia, salvaguardando i diritti universali dell’uomo e dell’ambiente. L’esigenza di fondare la propria vita su valori etici è comune a credenti e non.
• Educazione e autoeducazione
Gli adulti cambiano comportamenti e stili di vita attraverso un processo consapevole di autoeducazione oppure mediante esperienze personali molto dolorose. Abitudini consolidate sono difficili da rimuovere, richiedono un grande sforzo di volontà. Le grandi prove che ognuno incontra nella vita sono veri e propri sconvolgimenti il cui impatto incide sul modo di pensare e di agire. La morte improvvisa di qualcuno che ci è caro può, di colpo, farci riprendere le famose e fondamentali domande riposte nel cassetto: “Chi siamo?”, “Da dove veniamo e dove andremo?”, “Qual è il senso della vita?”. Domande alle quali, presi dal turbine dei problemi e delle occupazione quotidiane, generalmente non si dà importanza, per cui non si cercano risposte convincenti ed esaurienti. Si imposta la vita sull’attimo fuggente e non si proietta in un contesto più ampio.
L’abitudinarietà, l’uniformità, l’appiattimento quotidiano sono la morte dell’anima, creano assuefazione e noia. L’anima si caratterizza per la sua peculiare unicità. Non può essere imprigionata nella cella dell’omologazione, o ridotta a semplice buon utente – consumatore di prodotti materiali uguali per tutti. L’anima vuole la qualità del lavoro e non la quantità del guadagno materiale. L’anima anela a realizzarsi su tutti i piani, non solo su quello fisico, ma anche su quello spirituale e mentale. Altrimenti la schiavitù della mente a cose ripetitive diventa schiavitù dell’anima. Molti cadono nella dipendenza da alcol, droghe, farmaci e psicofarmaci che addormentano ancora di più la mente e di conseguenza l’anima. In questo modo si compromettono le potenzialità e le capacità di sviluppo dell’individuo e il danno è per tutta la società, oltre che per gli interessati.
Per combattere la stagnazione, la cristallizzazione interiore, le vecchie abitudini non sane o non edificanti, un modo può essere proprio praticare l’opposto di quello che è stato fatto precedentemente. Questo può significare andare controcorrente, tagliare legami ed evitare compromessi diventati normalità, rimettersi in gioco con se stessi, con la vita, con gli altri. La natura umana ci spinge a scoprire, a fare nuove esperienze, a parlare con persone con le quali non abbiamo relazionato, ad affrontare problemi che sfuggono dalla nostra attenzione quotidiana. Le rivoluzioni di pensiero sono iniziate talvolta da scandali o da proposte utopiche, poi diventate realtà. La teoria dei sistemi insegna che a un certo punto, quando le risorse scarseggiano, si ha una biforcazione: o il sistema fa un salto evolutivo o muore. Il salto nel vuoto verso il nuovo fa paura, si lascia il certo per l’incerto, come al momento del distacco della placenta. Tutta la vita è costellata di distacchi: dalla famiglia, quando si comincia ad andare a scuola; da casa, quando andiamo in un’altra città, per frequentare l’università, per assolvere gli obblighi di leva, oppure per lavoro; dai genitori, quando si sceglie il partner con il quale formare una nuova famiglia; dai nonni che passano ad altra vita. Il ciclo si ripete con i figli. Il distacco più doloroso è la morte, la separazione fisica dai nostri cari, ma è un’esperienza formativa, ci ricorda che non siamo di questo mondo, bensì “alieni”. Tutta la vita è una grande scuola, una palestra per l’anima che deve saper affrontare esperienze sempre nuove e adattarsi in ambienti soggetti a continui cambiamenti.
• Utilizzo dell’arte come mezzo creativo per l’educazione e per la realizzazione del Sé
Nelle città fioriscono pub, ipermercati e negozi di moda. Mancano centri di aggregazione per i giovani dove si faccia cultura, spettacolo, arte di qualità. La moltiplicazione dei pub e delle discoteche non fortifica certo le anime dei giovani frequentatori, attratti dal rischio e dalla trasgressione, fenomeni tipici dell’adolescenza. È necessario piuttosto favorire l’espressività popolare con canti popolari, drammatizzazioni, composizioni, artigianato (una grande ricchezza sommersa dal chiasso e dalle luci abbaglianti del consumismo sfrenato), creando dei luoghi opportuni che diventino nel tempo dei punti di riferimento.
• Migliorare la qualità della vita del paese o della città in cui si vive
Si parla di necessità di riacquisizione degli spazi cittadini, oggi invase da auto e motorini, e di aumentare le aree di verde pubblico. Le possibilità di intervento sulle grandi città esistenti sono minime, allo stato attuale. Certamente chi pianifica non può non tenere conto che occorre recuperare tempi e ritmi più a misura d’uomo e sviluppare relazioni sincere con gli altri, con le istituzioni, con l’ambiente.
• La socializzazione, l’amicizia con i vicini
L’unico modo per difendersi dall’aumento degli episodi di violenza, furti, scippi è quello di costruire una estesa rete di amicizie sincere.
• La comunicazione con i figli, con i giovani
I giovani oggi si sentono soli, comunicare vuol dire anche porsi in una condizione di ascolto. Ma è una condizione apparentemente sempre più rara. Come diceva Tiziano Terzani, abbiamo messo in moto un treno, ma dove va? Da chi è diretto? Nessuno sa rispondere.
I punti elencati sono stati messi senza un ordine prestabilito e sono alla portata di tutti. I benefici ripagano dei costi della trasformazione personale dell’anima, il soggetto protagonista del viaggio cosmico. I tempi necessari per la trasformazione, se proiettati nella dimensione dell’eternità, sono sempre infinitesimali. L’eternità può attendere…, l’infinito comprende il finito…, la perfezione accoglie la perfettibilità…
Da “Pianeta Uomo, i diritti dell’anima”, Marco Bresci, European Press Academic Publishing.
Che cosa è stato scritto riguardo all’anima?
Dove l’anima
non riesce a giungere
con le proprie forze e con i propri sensi,
lì la porta la fede.
Meister Eckhart
Coloro che non hanno la fede
hanno l’anima assai più cieca
di coloro che non hanno gli occhi.
Curato d’Ars
La caduta delle anime segue,
come quella dei gravi,
le leggi del moto violento.
Smarrita la fede che le guidava,
precipitano di abisso in abisso.
Giuseppe Mazzini
La fede è l’unione di Dio con l’anima.
Giovanni della Croce
Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di riverenza sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo il pensiero vi si ferma su: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me.
Kant
L’ANIMA.
Dove l’anima
non riesce a giungere
con le proprie forze e con i propri sensi,
lì la porta la fede.
Meister Eckhart
Coloro che non hanno la fede
hanno l’anima assai più cieca
di coloro che non hanno gli occhi.
Curato d’Ars
La caduta delle anime segue,
come quella dei gravi,
le leggi del moto violento.
Smarrita la fede che le guidava,
precipitano di abisso in abisso.
Giuseppe Mazzini
La fede è l’unione di Dio con l’anima.
Giovanni della Croce
Due cose riempiono l’animo di ammirazione e di riverenza sempre nuova e crescente, quanto più spesso e più a lungo il pensiero vi si ferma su: il cielo stellato sopra di me e la legge morale in me.
Kant
Le lacrime sono il ghiaccio dell’anima che si scioglie.
E a chi piange, tutti gli angeli sono vicini.
Hermann Hesse
Siccome ogni cosa è piena della mia anima tu emergi dalle cose, piena dell’anima mia. Farfalla di sogno, assomigli alla mia anima, e assomigli alla parola malinconia.
Pablo Neruda
L’anima nasce vecchia e diventa giovane. Ecco la commedia della vita. Il corpo nasce giovane e diventa vecchio. Ecco la tragedia dell’anima (…) In verità l’uomo non ricerca né il piacere né il dolore, ma semplicemente la vita. L’uomo cerca di vivere intensamente, completamente, perfettamente. Quando potrà farlo senza ledere la libertà altrui e senza esserne mai leso, quando le sue attività tutte gli frutteranno soddisfazioni, egli sarà più sano, più normale, più civile, più se stesso. La felicità è il criterio col quale l’uomo giudica la natura, è in armonia con se stesso e col suo ambiente. (…) Il pensiero è sempre immorale. L’essenza sua è distruttiva. Se si pensa ad una cosa la si uccide; nulla sopravvive alla riflessione. (…) In fondo, la critica più alta è la cronaca della propria anima. Essa ha maggior fascino che non abbia la storia, perché ne siamo oggetto noi stessi. È più dilettevole della filosofia, perché l’argomento è concreto e non astratto, reale e non fittizio. È l’unica forma civile dell’autobiografia, perché si aggira non intorno agli avvenimenti, ma ai pensieri della vita, non tratta di azioni o circostanze dovute a casi fisici, ma ha per argomento gli aspetti spirituali e le passioni immaginative dello spirito.
Oscar Wilde
La solitudine è per lo spirito,
ciò che il cibo è per il corpo.
Seneca
Ragione e passione sono timone e vela
della nostra anima navigante.
Kahlil Gibran
Nulla è più pericoloso per l’anima che occuparsi continuamente
della propria insoddisfazione e debolezza
Hermann Hesse
L’anima è la più angosciante spia
che un nemico possa mandare.
Emily Dickinson
Le lacrime sono lo sciogliersi
del ghiaccio dell’anima.
Hermann Hesse
L’anima è piena di stelle cadenti.
Victor Hugo
Una stanza senza libri è come un corpo senz’anima.
Cicerone
Si usa uno specchio di vetro
per guardare il viso
e si usano le opere d’arte
per guardare la propria anima.
George Bernard Shaw
L’asceta fa una necessità della virtù
Friedrich Nietzsche
L’anima del piacere
è nella ricerca del piacere stesso.
Blaise Pascal
Nel vero amore è l’anima che abbraccia il corpo.
Friedrich Nietzsche
Il modo in cui lo spirito è unito al corpo
non può essere compreso dall’uomo,
e tuttavia in questa unione consiste l’uomo.
Sant’Agostino
Il cinismo è la sola forma
sotto la quale le anime volgari
rasentano l’onestà.
Friedrich Nietzsche
La vanità è alla base di tutto,
anche la coscienza non è altro che vanità interiore.
Gustave Flaubert
Chi scorge una differenza tra spirito e corpo
non possiede né l’uno né l’altro.
Oscar Wilde
È spiacevole e tormentoso quando il corpo vive e si dà importanza per conto suo, senza alcun legame con lo spirito.
Thomas Mann
Quanto più si è spiritualmente dotati,
tanto più accade di scoprire uomini originali.
La gente comune non fa differenza tra un uomo e un altro.
Blaise Pascal
Sette volte ho disprezzato la mia anima. La prima volta, fu quando la vidi timorosa di poter toccare le altezze. La seconda volta, fu quando la vidi zoppicante dinanzi allo storpio. La terza volta, fu quando le fu dato di scegliere tra via ardua e via facile, ed essa scelse quella facile. La quarta volta, fu quando commise un torto, e si confortò pensando che anche altri commettono torti. La quinta volta, fu quando diventò tollerante per debolezza, e attribuì alla forza quella sua pazienza. La sesta volta, fu quando disprezzò la bruttezza di un volto, e non lo riconobbe come una delle sue maschere. E la settima volta, fu quando levò un canto di lode, e ritenne che fosse questa una virtù.
Kahlil Gibran
Un’opera d’arte è soprattutto un’avventura della mente.
Eugène Ionesco
L’anima muove tutta la mole del mondo.
Virgilio
L’amore è la più nobile debolezza dello spirito.
John Dryden
Due amici: un’anima sola divisa in due corpi.
Aristotele
Da “Pianeta Uomo, i diritti dell’anima”, Marco Bresci, European Press Academic Publishing.